News La Forza del Territorio del 12 ottobre 2017

12 Ottobre 2017
News La Forza del Territorio del 12 ottobre 2017
Primo piano
 
 
PUGLIA
PROGETTO PROMOZIONE FILIERA CARNE 100% ‘MADE IN’
Contro il calo dei consumi che ha portato alla chiusura di ben 3800 stalle in Puglia in 10 anni, parte un percorso di promozione della filiera carne 100% made in Puglia che punta ad un’adeguata remunerazione dell’impresa con un prezzo minimo garantito e maggiori tutele sui mercati, a beneficio degli allevatori e dei consumatori.
 
“Viene dall’estero il 45% della carne bovina consumata – ha denunciato Giorgio Apostoli, Capo Servizio Zootecnia di Coldiretti Nazionale, a Bari per incontrare gli allevatori pugliesi coinvolti nel progetto di filiera – senza il valore aggiunto di sicurezza e sostenibilità garantita dall’italianità e occorre investire per far tornare gli animali nelle aree interne del Paese dopo anni di abbandono che hanno provocato perdita di opportunità economiche e di lavoro. Per invertire la tendenza e tornare a far crescere il patrimonio la soluzione è puntare su qualità e ecostenibilità, portando sulle tavole dei consumatori un prodotto sempre più d’eccellenza”.
“Sono oltre 3mila le aziende zootecniche in Puglia – ha aggiunto il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – che salvaguardano un patrimonio di oltre 60mila bovini da carne. Il percorso di filiera punta alla specializzazione delle razze, ad aggregare in maniera più efficace gli operatori della filiera, in modo da garantire il percorso del prodotto dalla stalla alla distribuzione. E’ un’operazione utile a promuovere un comparto vitale per l’economia agricola pugliese”.
Assocarni e Coldiretti hanno dato vita insieme ad una esclusiva piattaforma di dialogo con valenza nazionale e territoriale per far crescere gli allevamenti italiani e valorizzare l’intera filiera nell’interprofessione. Il patto getta le basi per tutelare insieme sia dal punto di vista istituzionale che economico i produttori italiani di carne valorizzandone il lavoro con un corretto e trasparente dialogo interprofessionale e contrattuale.
La sostenibilità della carne va incontro – conclude Coldiretti – a una richiesta specifica da parte dei consumatori, sempre più attenti alla qualità e al valore ambientale di quanto portano in tavola. Non a caso il 45% degli italiani che privilegia quella proveniente da allevamenti italiani, il 29% sceglie carni locali e il 20% quella con marchio Dop, Igp o con altre certificazioni di origine secondo l’indagine Coldiretti/Ixe.
 
 
Dal territorio
 
LOMBARDIA, ASSEDIO DELLA CIMICE ASIATICA: COLPITI SOIA E FRUTTETI, -40% RACCOLTI
 
È scura, aggressiva e nessuno riesce a fermarla. La cimice asiatica ha preso d’assalto la Lombardia con danni medi fino al 40% dei raccolti su soia e frutteti. È quanto emerge da un monitoraggio di Coldiretti sul territorio regionale: la presenza dell’insetto è segnalata nelle zone di Mantova, Brescia, Sondrio, Varese, Como, Milano e Lodi. Presi di mira le pesche di Monate (Varese), i vivai di Caravate (Varese), i meleti della bassa Valtellina nella zona di Delebio fra Colico e Morbegno, le pere Igp Mantovane, i frutteti di Lomazzo (Como) e la soia. “E’ un disastro – racconta Giacomo Lussignoli, titolare dell’azienda agricola San Lorenzo a Ghedi (Brescia) dove coltiva 10 ettari a soia – non ci sono rimedi e la situazione è destinata a peggiorare. La cimice verde italiana è sempre stata presente sulla soia ma senza far danni. Ora invece con questa cimice straniera di colore scuro, la situazione è ingestibile. Quando arrivano sono migliaia, circondano il campo di soia e dalle fasce esterne iniziano a bucare i baccelli succhiandone il contenuto fino a farlo marcire. Ci sono danni fino al 30 per cento del raccolto”.
Si tratta di un insetto particolarmente prolifico con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari alla volta – spiega la Coldiretti – Gli insetti adulti sono in grado di volare per lunghe distanze alla ricerca del cibo e quando arriva il freddo si rifugiano nelle abitazioni o in anfratti riparati per poi attaccare le piante in primavera e in estate, alimentarsi, accoppiarsi e deporre le uova. “La progressiva diffusione di queste specie straniere – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – rende sempre più importante l’opera di monitoraggio e prevenzione. Il problema è che molto spesso questi insetti arrivati da altre zone del mondo non hanno antagonisti naturali ed è quindi molto più difficile combatterli”
Fabio Braguti, florovivaista 40enne di Caravate (Varese), racconta: “È un disastro. Le cimici attaccano tutto e sembrano impossibili da debellare. Quest’anno ci hanno praticamente spazzato via le produzioni di rose, e di bacche di un particolare tipo di agrifoglio che si usa nel periodo natalizio per decorazione. Oltre a questo, abbiamo avuto grossi problemi anche sulle piante da frutt, come cachi, mele, pere e uva”. Pierpaolo Morselli, 43 anni, produttore di pere a Ostiglia (Mantova) conferma: “Quest’anno è anche peggio del 2016. Abbiamo trovato l’insetto ovunque, con danni in media del 30% su soia e frutteti, ma si arriva anche a punte del 70%. Abbiamo provato a mettere le reti anti insetto, ma su terreni estesi diventa complicato. La maggiore presenza l’abbiamo rilevata tra maggio e giugno, non c’è modo di combatterla”.
La cimice asiatica, nome scientifico Halyomorpha halys, è un insetto originario di Cina, Giappone e Taiwan. È stato accidentalmente introdotto negli Stati Uniti nel 1998 e dal 2010 è una presenza stabile dei frutteti americani. In Italia il primo esemplare è stato rinvenuto in provincia di Modena nel settembre 2012 e da allora si è rapidamente diffuso nelle altre regioni del Nord Italia. In Lombardia è stato segnalato già dal 2015. La cimice asiatica è un insetto che ha una mascella modificata in grado di perforare meglio piante e frutti, rovinando i raccolti e favorendo anche l’insorgere di patologie della frutta. “Da noi è sbarcata due anni fa – conferma Mariangela Ciampitti del Servizio Fitosanitario Ersaf – i primi ad essere attaccati sono stati i frutteti dell’Emilia Romagna, poi è arrivata anche qui in Lombardia e si è diffusa praticamente ovunque”.
Nella zona di Abbiategrasso (Milano), Alessandro Salmoiraghi, di 43 anni, racconta: “Sui miei due ettari e mezzo di frutteto ho perso quasi la metà del raccolto. E’ un vero flagello che ci tormenta da un paio d’anni e per il momento non sembrano esserci soluzioni per debellarlo. Io ho anche 4 ettari di soia che raccoglierò tra poco: l’anno scorso per colpa della cimice abbiamo perso il 20 per cento della produzione e quest’anno non so proprio come andrà a finire visto che l’insetto si è ripresentato. In più mi hanno danneggiato anche 4mila metri quadri di ortaggi sotto serra, colpendo in particolare pomodori e peperoni”. A Lodi, Marco Mizzi, che ha avviato proprio quest’anno il suo frutteto, racconta: “Su pesche, ciliegie e susine ho avuto un danno fra il 10 e il 15 per cento, ma è un insetto che attacca un po’ tutte le varietà. E’ un disastro, quando il frutto viene punto si gonfia e si deforma ed è da buttare”. Orlando Dal Grande, imprenditore agricolo 50enne di Lomazzo (Como), con 2 ettari di frutteti tra mele, pesche e pere, spiega: “Il danno al mio meleto, causato quest’anno dalla cimice asiatica, è impressionante: ho dovuto buttare via circa il 90% dei frutti, perché deformati o necrotizzati dalle punture di quest’insetto. Ogni cimice, tra l’altro, riesce a pungere il frutto circa una ventina di volte, rendendolo immangiabile. Così, tutte le mele danneggiate le ho potute usare solo come concime”.
 
CUNEO, LOTTA ALLA CIMICE: DALLA RICERCA PROSPETTIVE INCORAGGIANTI
 
Mantenere unite le forze e studiare strategie di lotta che consentano – come è stato per il cinipide che fino a pochi anni fa decimava la castanicoltura cuneese – di debellare la cimice asiatica, l’insetto che colpisce e danneggia irreversibilmente le nostre produzioni orticole, frutticole, cerealicole ed anche ornamentali.
Settecento persone in platea hanno seguito i lavori che si sono tenuti al convegno di Coldiretti a Cherasco per fare il punto con gli autorevoli relatori sulle conoscenze, i risultati e le prospettive di lotta per sconfiggere l’insetto. A moderare il convegno è stato il direttore di Coldiretti Cuneo, Tino Arosio, che ha precisato fin dall’inizio: “Non siamo qui a indicare soluzioni miracolistiche, ma quello che è stato fatto e si farà in concreto grazie alla squadra di lavoro che coinvolge in primis l’Università di Agraria di Torino, la Fondazione Agrion e i nostri tecnici dell’Agenzia 4A, grazie ad un progetto pluriennale finanziato dalla Fondazione CRC”. 
Non solamente un convegno di analisi di una situazione di emergenza, ma un momento di confronto che vede al centro la ricerca scientifica che tenta di dare risposte concrete alle imprese agricole ed ai cittadini nel rispetto dell’ambiente. Di qui una serie di studi e prove che portano ad affrontare la cimice asiatica allo stadio primordiale (neanide), agendo sul suo metabolismo. Questo consentirebbe di arginare la problematica prima che le cimici si sviluppino sulle varie colture con la stagione proficua. Con questa impostazione, determinante sarà la ricerca scientifica, ma anche l’applicazione in campo delle teorie di lotta annunciate. Iniziative che motivano Coldiretti e tutti i partner del progetto ad andare avanti con ottimismo, all’insegna della concretezza.
Un segnale confortante rispetto all’attività di ricerca è arrivato dall’intervento del professor Alberto Alma, coordinatore scientifico del progetto, che ha dichiarato: “La natura impiega anni a ristabilire l’equilibrio dei danni causati dall’uomo.  La ricerca deve essere la base solida per la soluzione al problema. Tra le diverse strategie di difesa, l’ipotesi che stiamo sperimentando oggi sta dando dei primi risultati incoraggianti”.
Ad aprire e chiudere i lavori, Delia Revelli presidente di Coldiretti Cuneo: “Cercheremo nel più breve tempo possibile una soluzione concreta, nel rispetto di un fatto che è importante per Coldiretti: l’attenzione all’ambiente e alla qualità delle produzioni con il giusto team proprio come fatto allora per la problematica del castagno”.
“Quando Coldiretti ci ha esposto la situazione – ha precisato Giandomenico Genta, presidente della Fondazione CRC – abbiamo deciso di stanziare da subito 300mila euro, una cifra molto elevata per un singolo progetto, per far capire quanto la fondazione sia attenta al settore agricolo”.
Giorgio Ferrero, assessore regionale all’Agricoltura ha esordito: “Ringrazio Coldiretti che da sempre è in prima linea nell’affrontare le problematiche in tutti gli ambiti del mondo agricolo e con la quale abbiamo una proficua collaborazione, in quanto rappresenta la maggior parte delle aziende agricole piemontesi. Nell’ambito agronomico, la globalizzazione ha aumentato le potenzialità economiche delle aziende, ma dall’altra le ha esposte a nuove sfide, tra le quali la cimice asiatica. La Regione è attiva anche ai tavoli nazionali per sbloccare la normativa sull’introduzione degli insetti antagonisti e a livello regionale stiamo lavorando alla creazione di un bando destinato all’acquisto di reti antinsetto”.
Concludono i tecnici dell’Agenzia 4A Coldiretti: “E’ importante collaborare tutti, facendo filiera, per attuare una corretta lotta integrata all’insetto, adottando i metodi di lotta sostenibili, salvaguardando l’immagine green dell’agricoltura cuneese, guadagnata sul campo con tanti anni di azioni che non hanno mai sottovalutato il rispetto ambientale”.
I relatori che hanno preso la parola al convegno:
Lara Bosco, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari Università degli Studi di Torino: è intervenuta con la presentazione entomologica dell’insetto in tutti gli aspetti: ciclo biologico, riconoscimento dell’insetto in tutti gli stadi metamorfici (uova, neanidi ed adulti) in confronto con le altre cimici locali e svernamento degli individui adulti.
Lorenzo Martinengo, coordinatore provinciale Tecnici Agenzia 4A: ha presentato il danno provocato dall’ insetto sulle varie colture agrarie (fruttiferi, piccoli frutti, cereali, orticole e frutta a guscio e vite) nell’annata agraria ed il ciclo biologico dell’insetto sull’areale Cuneese svolto dall’agenzia 4 A di Coldiretti Cuneo. Ha esposto i risultati dei monitoraggi sulle principali colture con le trappole attrattive, frappage e monitoraggi visivi. Analisi degli spostamenti dell’insetto nelle varie Zone della Provincia.
Giacomo Ballari, presidente Fondazione Agrion: ha analizzato i vari metodi di lotta e sperimentazioni di Agrion sui prodotti chimici, mezzi fisici (reti antinsetto) e sui metodi di cattura massale.
Emanuela Giacometto, ricercatrice Settore fitosanitario e Servizi Tecnico- Scientifici Regione Piemonte: ha presentato il progetto della Regione Piemonte finalizzato alla lotta biologica alla cimice in Piemonte con la collaborazione con il Crea, il Disafa e Agrion.
Luciana Tavella, professoressa del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari Università degli Studi di Torino: ha presentato lo studio dei parassitoidi nell’areale d’origine e sviluppatisi in America e confronto con le specie scoperte e testate in Piemonte sia a livello di laboratorio che di semi-campo.
Alberto Alma, professore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari Università degli Studi di Torino: ha presentato una proposta di lotta alla cimice asiatica basata sul debellamento dei simbionti intestinali necessari alla cimice asiatica per crescere e svilupparsi nei vari stadi entomologici.
 
COMO-LECCO, CIMICE ASIATICA ASSEDIA IL LARIO: INCENTIVARE LOTTA BIOLOGICA
 
“L’insaziabile voracità nonché l’elevata riproduttività, fanno della cimice asiatica una piaga paragonabile alle cavallette dei racconti biblici” racconta Fortunato Trezzi, presidente della Coldiretti Como Lecco, in occasione del monitoraggio regionale sui danni causati ai raccolti dalla cimice asiatica. In Lombardia — prosegue l’associazione degli agricoltori — si calcolano infatti che i danni medi, provocati dall’aggressivo insetto orientale, abbiano raggiunto la quota del 40% dei raccolti su soia e frutteti. “La diffusione di questo insetto è favorita dai cambiamenti climatici che portano a un generale innalzamento delle temperature medie, e dalla mancanza in Italia di antagonisti naturali. Cosa che ha permesso alla cimice asiatica di prendere d’assedio non solo i campi dei nostri agricoltori ma anche le case dei cittadini. Per questo, urge incentivare gli organi di ricerca per trovare un antagonista a questo insetto, così come fatto con ottimi risultati per il cinipide del castagno”, spiega Fortunato Trezzi.
Questi parassiti — spiega la Coldiretti interprovinciale — sono infestanti e altamente polifagi. Capaci di causare in poco tempo danni ingenti alle colture, si nutrono principalmente di frutti e ortaggi, tra cui pesche, mele, soia, ciliegie, lamponi, pere e fagiolini. Per alimentarsi, la cimice perfora con l’apparato boccale il frutto per succhiarne fuori i nettari, causandone però la formazione di aree necrotiche nella polpa o la formazione di fossette sulla buccia. “Il danno al mio meleto, causato quest’anno dalla cimice asiatica, è impressionante: ho dovuto buttare via circa il 90% dei frutti, perché deformati o necrotizzati dalle punture di quest’insetto — racconta Orlando Dal Grande, imprenditore agricolo 50enne di Lomazzo (Como), con 2 ettari di frutteti tra mele, pesche e pere —. Ogni cimice, tra l’altro, riesce a pungere il frutto circa una ventina di volte, rendendolo immangiabile. Così, tutte le mele danneggiate le ho potute usare solo come concime”.
La cimice asiatica, nome scientifico Halyomorpha halys, è un insetto originario di Cina, Giappone e Taiwan. È stato accidentalmente introdotto negli Stati Uniti nel 1998 e dal 2010 è una presenza stabile dei frutteti americani. In Italia il primo esemplare è stato rinvenuto in provincia di Modena nel settembre 2012 e da allora si è rapidamente diffuso nelle altre regioni del Nord Italia. In Lombardia è stato segnalato già dal 2015. La cimice asiatica è un insetto che ha una mascella modificata in grado di perforare meglio piante e frutti, rovinando i raccolti e favorendo anche l’insorgere di patologie della frutta. “Da noi è sbarcata due anni fa — conferma Mariangela Ciampitti del Servizio Fitosanitario Ersaf — i primi ad essere attaccati sono stati i frutteti dell’Emilia Romagna, poi è arrivata anche qui in Lombardia e si è diffusa praticamente ovunque”.
 
VARESE, CIMICE ASIATICA: CONTINUA L’ASSEDIO INCENTIVARE RICERCA PER LOTTA BIO
 
La cimice asiatica, nella provincia di Varese, non è più solamente un’emergenza, bensì una realtà con cui imprenditori agricoli e cittadini devono fare i conti giornalmente. A raccontarlo è Coldiretti Varese, in occasione del monitoraggio nell’intera Lombardia, effettuato dall’associazione degli agricoltori. In tutta la regione, infatti, il 40% dei raccolti su soia e frutteti sono stati divorati dall’aggressivo insetto polifago. Ad essere colpiti, con particolare violenza nella nostra provincia — prosegue Coldiretti —, oltre alla produzione di pesche, con le quali si producono le famose sciroppate, anche i comparti florovivaistico e ortofrutticolo.
“La cimice asiatica rappresenta un enorme problema agricolo, visto che è capace di creare danni strutturali a frutti, ortaggi, e più in generale alle piante — spiega Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese e orto-florovivaista del capoluogo —. Non solo, questo insetto è un vero e proprio problema sociale: la sua maleodorante invasione è arrivata ormai nelle case di tutti noi. Urge quindi mobilitare e incentivare gli organi di ricerca per trovare un antagonista naturale a questo insetto, così come fatto con ottimi risultati per il cinipide del castagno”.
A raccontare dei danni alle colture, provocati dall’invasione della cimice asiatica, che con le sue punture causa la necrotizzazione dei frutti, Fabio Braguti, florovivaista 40enne di Caravate (Varese): “È un disastro. Le cimici attaccano tutto e sembrano impossibili da debellare. Quest’anno ci hanno praticamente spazzato via le produzioni di rose, e di bacche di un particolare tipo di agrifoglio che si usa nel periodo natalizio per decorazione. Oltre a questo, abbiamo avuto grossi problemi anche sulle piante da frutto, come cachi, mele, pere e uva”
La cimice asiatica, nome scientifico Halyomorpha halys, è un insetto originario di Cina, Giappone e Taiwan. È stato accidentalmente introdotto negli Stati Uniti nel 1998 e dal 2010 è una presenza stabile dei frutteti americani. In Italia il primo esemplare è stato rinvenuto in provincia di Modena nel settembre 2012 e da allora si è rapidamente diffuso nelle altre regioni del Nord Italia. In Lombardia è stato segnalato già dal 2015. La cimice asiatica è un insetto che ha una mascella modificata in grado di perforare meglio piante e frutti, rovinando i raccolti e favorendo anche l’insorgere di patologie della frutta. “Da noi è sbarcata due anni fa — conferma Mariangela Ciampitti del Servizio Fitosanitario Ersaf — i primi ad essere attaccati sono stati i frutteti dell’Emilia Romagna, poi è arrivata anche qui in Lombardia e si è diffusa praticamente ovunque”.
 
PISA, PICCOLI COMUNI: LEGGE STORICA PER 16 COMUNI PISANI
 
Dall’uva colombana di Peccioli al fegatello di maiale macinato passando per il pomodoro pisanello, il Doc di Montescudaio e l’extravergine Igp. Sono questi una piccola parte delle decine di specialità alimentari della provincia di Pisa destinatari della storica legge sui piccoli comuni che permetterà di tutelare i piccoli borghi dove vivono un’impresa agricola su tre (36%). L’agricoltura è infatti l’elemento distintivo di 16 dei 37 comuni del territorio provinciale dove la popolazione non supera i 5mila abitanti. “In questi territori – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Pisa – si sviluppa e vive la nostra agricoltura, cassaforte del nostro vero Made in Italy, che oggi guarda alla tradizione con grande capacità di innovazione. Soprattutto nelle piccole comunità si continua a difendere e produrre un patrimonio agroalimentare importante composto da un variegato paniere di specialità alimentari che rappresentano l’identità del territorio e delle comunità. Una produzione sempre più a rischio che continua a caratterizzare la storia e la qualità della vita di questi piccoli centri”.
La legge dei Piccoli Comuni è un obiettivo fortemente sostenuto negli anni da Coldiretti per tutelare e valorizzare un patrimonio naturale e paesaggistico, culturale e artistico senza eguali per la popolazione residente ma anche per il numero crescente di turisti italiani e stranieri che vanno alla ricerca dei tesori nascosti del territorio. “I piccoli comuni – spiega Aniello Ascolese, Direttore Coldiretti Pisa – sono il vero motore della vacanza enogastronomica tanto da aver legato il proprio nome a ormai note specialità. Nei piccoli comuni della provincia si trova la grande maggioranza degli agriturismi che intercettano una importante fetta della domanda turistica e si coltiva oltre la metà della produzione agroalimentare che ha reso celebre il Made in Italy nel mondo grazie alla presenza di un’impresa agricola su tre di quelle censite impegnate quotidianamente per assicurare la salvaguardia delle colture agricole tradizionali, il mantenimento delle tipicità alimentari, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e dagli incendi per difendere un ambiente che offre grandi opportunità di sviluppo sostenibile.
Ora ci sono le condizioni – conclude Ascolese – per recuperare in queste aree i troppi ritardi infrastrutturali e nei servizi offerti con interventi che vanno dalle tecnologie informatiche alle scuole, dagli ospedali alle poste fino alle edicole. Ma sarà importante anche valorizzare le opportunità offerte dalla nuova agricoltura nel presidio del territorio e nel sociale in aree che devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona. E’ una sfida affascinante che vedrà impegnata Coldiretti”.
 
NOVARA-VCO, AFFITTI AGRARI DELL’ASL: BENE LA PRESENZA DELL’ASSESSORE FERRERO
                                                                                                                                                                                                                                
“La presenza dell’assessore Giorgio Ferrero lunedì prossimo a Novara rappresenta un primo, importante risultato sulla questione degli affitti relativi ai contratti agrari che interessano le Asl di Novara e Vercelli. In particolare, la posizione dell’Asl di Novara sul rinnovo dei contratti è parsa molto critica: da qui la nostra richiesta alla Regione per un forte intervento a sostegno delle istanze delle imprese agricole. Chi oggi ne è affittuario si ritrova nell’impossibilità di lavorare serenamente e programmare il futuro della propria azienda, e questo è inaccettabile”.
Così Sara Baudo, presidente di Coldiretti interprovinciale esprime preoccupazione di fronte alla situazione del rinnovo dei contratti di affitto delle cascine di proprietà dell’Ospedale di Novara, per la quale l’organizzazione agricola ha prospettato e sostiene una soluzione a lungo termine.
La presenza dell’assessore Ferrero e l’interessamento al problema “è un primo passo per risolvere una vicenda complessa, che interessa il futuro stesso dell’agricoltura novarese e delle imprese che vi operano: Coldiretti è al fianco dei propri soci per affrontare un momento delicato che si aggiunge alla ben nota situazione di crisi che interessa diversi comparti, in primis quello del riso, per garantire alle imprese di potersi concentrare su progetti di crescita e competitività, senza doversi preoccupare delle ombre che minacciano il loro stesso futuro”.
 
UMBRIA, CRESCONO LE GIOVANI IMPRESE AGRICOLE: +5% NEL 2017
 
In Umbria cresce del 5,1% il numero di imprese agricole ed alimentari condotte da giovani under 35 che vedono nel cibo nuove e interessanti prospettive di futuro dai campi alla tavola. È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Unioncamere relativi ai primi sei mesi del 2017 che evidenziano l’attrattività del settore per le nuove generazioni. I giovani – sottolinea Coldiretti – hanno capito che occorre puntare su quegli asset di distintività che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina.
Il trend è incoraggiante, anche sulla scia delle politiche per i giovani, come quelle contenute nel P.S.R. quali ad esempio, insediamento giovani e relativi investimenti. I dati resi noti da Unioncamere-InfoCamere, presentati con il report sulle imprese agroalimentari nei primi sei mesi del 2017 confrontati con lo stesso periodo del 2016 – afferma Coldiretti – dicono che l’Umbria in valori assoluti ha 1.287 imprese agroalimentari condotte da giovani under 35, con il 7,2% (la media nazionale è del 7%) per incidenza sul totale delle imprese agroalimentari, segnando un +5,1% nella variazione tra il I° semestre 2017 raffrontato con il I° semestre 2016.
Questi i dati per singola provincia: a Perugia 1.018 imprese under 35 con un’incidenza del 7,3% e un +5,2% di variazione tra i semestri; a Terni 269 imprese, 6,9% sul totale e +4,7% di variazione. L’Italia è leader in Europa nel numero di giovani in agricoltura, che hanno di fatto rivoluzionato il lavoro in campagna dove il 70 per cento delle imprese under 35 opera in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Il risultato è che – conclude Coldiretti – le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più.
 
SALERNO: BENE SEQUESTRI NAS COSTIERA AMALFITANA: TRACCIABILITA’ E’ PRIORITA’
 
“La mancanza di trasparenza favorisce inganni e frodi. La tracciabilità è fondamentale per tutelare consumatori e aziende agricole”. Lo scrive in una nota il presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio, plaudendo all’operato dei Nas diretti dal maggiore Vincenzo Ferrara, che hanno effettuato sequestri per oltre 4mila chili di prodotti alimentari privi di tracciabilità (ittici, carni, gelati e prodotti lattiero – caseari) in 48 ristoranti della Costiera Amalfitana. “Bisogna dare completa realizzazione al processo di messa in trasparenza del mercato e della ristorazione – afferma Sangiorgio – bene, dunque, il rafforzamento del sistema dei controlli sulla tracciabilità dei prodotti. L’operazione condotta in Costiera amalfitana va nella giusta direzione di tutelare gli imprenditori agricoli, i consumatori e i turisti. Gli alimenti senza etichettatura o, peggio ancora, contraffatti, rappresentano un danno per l’immagine del nostro agroalimentare che sta lavorando da tempo per elevare qualità e trasparenza”.
 
AREZZO, AGRICOLTURA SEMPRE PIU’ GIOVANE E AZIENDE SEMPRE PIU’ MULTIFUNZIONALI
 
I dati parlano chiaro, ai giovani piace l’agricoltura e cresce sempre di più il numero di occupati nel settore. Secondo i dati di Unioncamere, relativi al primo semestre del 2017, cresce del 7% il numero di imprese agricole ed alimentari condotte da giovani under 35 che vedono nel cibo Made in Italy nuove e interessanti prospettive di futuro dai campi alla tavola. I dati sottolineano e dimostrano ancora una volta, la forte attrattività del settore per le nuove generazioni.
“I giovani – sottolinea il Presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo Tulio Marcelli –   prima e meglio di altri, hanno capito che l’Italia per crescere deve puntare su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina, tutti elementi strategici per e del nostro territorio”.
Sulle 812.834 le imprese agroalimentari totali presenti in Italia sono poco meno di 57mila le imprese agricole e dell’industria alimentare guidate da under 35 a fine giugno 2017. “L’agricoltura – afferma il Presidente Marcelli – si conferma un settore di grande attrattività per i giovani che vedono nel cibo Made in Italy nuove e interessanti prospettive di futuro dai campi alla tavola, L’Italia – prosegue Marcelli – è leader in Europa nel numero di giovani in agricoltura hanno di fatto rivoluzionato il lavoro in campagna – spiega Marcelli – dove il 70 per cento delle imprese under 35 che opera in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, e l’agricoltura sociale”.
Sono moltissime infatti le strade che percorrono i giovani imprenditori agricoli con il loro lavoro che si occupano della sistemazione di parchi, giardini, strade, ma anche dell’agribenessere e della cura del paesaggio o della produzione di energie rinnovabili. Il risultato è che le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più.
“Anche nella nostra provincia– spiega il Direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi – nello scorso anno si parla di una crescita del 7,2% delle imprese di giovani che operano in agricoltura con una buona parte di aziende provenienti dalla Valdichiana, un segnale evidente del ritorno ad un tipo di attività sempre più caratterizzata da un approccio imprenditoriale orientato al mercato e di un progressivo ricambio generazionale all’interno delle imprese agricole aretine. Non solo – dichiara Rossi – questo incremento porta allo sviluppo di aziende sempre più multifunzionali che si occupano direttamente di vendere i propri prodotti, svolgere attività didattiche, della cura e del mantenimento del verde pubblico, riqualificando l’ambiente, elevando il potenziale turistico di una determinata area contribuendo così allo sviluppo rurale del territorio.
I giovani credono fortemente nel settore dell’agroalimentare – conclude Rossi – e sono pronti, insieme ai meno giovani, in mezzo alle ingenti difficoltà che l’agricoltura vive ogni giorno al rilancio vero del sistema agroalimentare e dell’economia del Paese”.
 
CUNEO, UNA CONVENZIONE COLDIRETTI/CONSORZIO SOCIO ASSISTENZIALE DI ALBA
 
Coldiretti Cuneo ed il Consorzio Socio Assistenziale di Alba, Langhe e Roero hanno stipulato una convenzione per un programma di assistenza domiciliare dedicato alle persone in difficoltà, in particolare agli anziani in Alta Langa. Sostanzialmente, operatori preparati daranno assistenza “a casa” alle persone che vivono da sole o in situazione di disagio, permettendo loro di continuare a vivere al proprio domicilio.
“Gli operatori – spiega il direttore del Consorzio, Marco Bertoluzzo – daranno questo supporto, prendendosi cura della persona e della casa, occupandosi dell’accompagnamento a visite mediche, della predisposizione dei pasti e di tutte le attività individuate nel progetto”.
“Sono le assistenti sociali del territorio – evidenzia il presidente del Consorzio, Giuseppe Cencio – ad individuare le situazioni nelle quali è necessario attivare l’intervento, valutando caso per caso, in relazione alle disponibilità progettuali”. Nella prima fase di sperimentazione, il servizio verrà attivato prioritariamente nel territorio dell’Alta Langa e nel Cortemiliese.
“Valutiamo positivamente questa collaborazione con il Consorzio Socio Assistenziale di Alba – dichiarano Delia Revelli e Tino Arosio, presidente e direttore di Coldiretti Cuneo – perché ci dà la possibilità di dare attuazione pratica al ruolo di forza sociale che Coldiretti ha deciso di avere nella nostra società”.
E’ partito a fine settembre a Borgomale, presso il comune, il corso di formazione per gli operatori che, dopo la selezione, sono stati inseriti nel nuovo percorso di assistenza. La preparazione del personale è elemento essenziale affinché il servizio risponda alle attese degli assistiti. Per ogni ulteriore informazione, è necessario rivolgersi agli Uffici del Consorzio Socio Assistenziale di Alba, Langhe e Roero, al numero tel. 0173 361017.
 
ROVIGO, CELEBRATI I CUSTODI DELLA TRADIZIONE CONTADINA E RURALE DEL POLESINE
 
A rappresentare e testimoniare il ruolo sociale e la memoria storica del lavoro agricolo del Polesine, ci sono i pensionati Coldiretti. Si sono riuniti oggi in più di 200 a Porto Tolle per un momento di preghiera e convivialità. La giornata provinciale del pensionato, che si rinnova per il 16° anno consecutivo, è cominciata con la messa solenne celebrata dal vescovo della Diocesi di Chioggia Mons. Adriano Tessarollo, insieme a Don Carlo Marcello, consigliere ecclesiastico di Coldiretti Rovigo.  “Oggi si celebra il ruolo importante dei pensionati – ha sottolineato il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo – che sono un esempio per nuove generazioni e famiglie, capaci di infondere fiducia anche nei momenti più difficili.
Le tradizioni del mondo agricolo, che sono racchiuse nella loro esperienza di vita e lavoro, vengono tramandate ai giovani e rappresentano la nostra più grande ricchezza”.  Un ruolo importante, sottolineato anche dal Vescovo che, durante l’omelia dedicata agli over 65 accorsi, ha ricordato l’importanza dei valori che i pensionati possono portare alla società: “Seminare fede, speranza e fiducia è ancora più importante che seminare grano. Quello della pensione è un tempo prezioso per dare spazio ai rapporti, coltivare le relazioni e questo è il vostro compito”.
Al termine della celebrazione il momento della preghiera del pensionato, letta dal presidente regionale e provinciale di Federpensionati Marino Bianchi, cui è seguito l’intervento di saluto del segretario nazionale dei senior Coldiretti Danilo Elia. “A pochi giorni dall’approvazione della legge regionale sull’invecchiamento attivo – ha sottolineato il direttore provinciale di Coldiretti, Silvio Parizzi- si valorizza il ruolo dei pensionati coltivatori diretti che rappresentano una risorsa preziosa per la comunità e per l’agricoltura poiché sono un punto di riferimento per i giovani e continuano ad essere parte integrante delle aziende agricole svolgendo, talvolta, anche il ruolo di ammortizzatori sociali e welfare per i loro figli e nipoti”. La giornata dedicata ai pensionati Coldiretti si è poi conclusa con il tradizionale momento conviviale ed un pomeriggio di condivisione e svago.
TOSCANA, COLDIRETTI-REGIONE: CONFRONTO A 360° NELL’INCONTRO CON REMASCHI
 
Confronto a 360° durante il Consiglio Direttivo di Coldiretti Toscana riunito oggi a Firenze con la presenza dell’Assessore all’agricoltura Marco Remaschi. L’assise della maggiore organizzazione agricola regionale ha rappresentato i problemi più rilevanti che si vivono nelle campagne toscane chiedendo riscontri in tempi brevi alle soluzioni proposte dalla stessa Coldiretti.
“Nel corso dei mesi passati abbiamo sollecitato la Regione con note scritte in merito a precise problematiche – ha dichiarato Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana ripercorrendo i temi oggetto di discussione”. In primis le difficoltà nella gestione del Piano di Sviluppo Rurale con le imprese agricole in sofferenza per i ritardi nella erogazione dei finanziamenti, ma anche i danni da fauna selvatica, soprattutto cinghiali, e poi l’annosa questione dei predatori con le razzie dei lupi o degli ibridi ormai all’ordine del giorno ed i risarcimenti che tardano. “Nelle aree non vocate, quindi destinate alle attività agricole, i cinghiali non ci devono essere – ha ribadito Marcelli – come i danni da predazioni non devono sottostare al regime de minimis e gli allevatori devono essere risarciti in modo adeguato”.
Durante il confronto, serrato e franco, sono state messe in evidenza, anche attraverso gli interventi dei rappresentanti delle diverse aree territoriali, questioni specifiche come quelle delle imprese agricole che hanno subito danni dagli eventi alluvionali, come quelle livornesi, e quelle che hanno subito danni da gelate e sono rimaste fuori dalle delimitazioni, come a San Gimignano, alla preoccupazione per la futura delimitazione delle zone interessate dalla siccità che, secondo gli intervenuti, interessano tutto il territorio regionale nessuna area esclusa, riconoscendo così a tutti la possibilità di accedere ai benefici del Fondo di solidarietà nazionale oltre alle dilazioni per contributi previdenziali, scadenze fiscali e rate dei mutui bancari.
“Noi vediamo alcune priorità precise – ha detto il direttore regionale di Coldiretti Toscana Antonio De Concilio – sulle quali risposte possono essere date in tempi stretti come lo scorrimento delle graduatorie per il premio di insediamento dei giovani agricoltori che potrebbe liberare risorse per soddisfare le attese di chi crede nel settore. Al tempo stesso occorre superare le difficoltà che si incontrano nella gestione delle procedure, accelerando i tempi di erogazione dei finanziamenti alle imprese. Non si può obbligare il ricorso al credito per far fronte agli investimenti, facendo lievitare i costi – ha continuato De Concilio – Per arrivare alla tanto agognata sburocratizzazione del settore la Regione può adottare nuove forme di sussidiarietà con i CAA (Centri di Assistenza Agricola) per la cui definizione abbiamo messo a disposizione tutte le nostre risorse in termini di competenze e professionalità non solo regionali ma anche nazionali”.
Si alza il livello di confronto quindi fra Coldiretti e Regione Toscana, con un dossier di temi raccolto nel documento conclusivo approvato all’unanimità dal Consiglio. Da parte dell’Assessore alcune risposte sono arrivate come l’impegno e riconoscere alle imprese livornesi la possibilità di accedere, al pari delle famiglie, ai prestiti a tasso zero di 20mila euro, forse alzato a 30mila euro e la piena disponibili ad affrontare con gli uffici regionali le questioni sul tappetto.
“L’incontro è stato positivo in considerazione della rinnovata disponibilità dell’Assessore Remaschi – ha sintetizzato in conclusione De Concilio – adesso però occorrono risposte sollecite sulle questioni evidenziate e che Coldiretti TOSCANA formalizza nel documento con il quale viene dichiarato lo stato di Mobilitazione. Il settore sta producendo uno sforzo straordinario con progettualità utili per le filiere agroalimentari, ma anche per l’intero tessuto socio-economico regionale.”
 
CAMPANIA, 2° CORSO AGRICHEF: ECCO I NUOVI 24 “CUOCHI CONTADINI” REGIONALI
 
Si è chiuso con successo il secondo corso per agrichef dell’Academy Campagna Amica di Coldiretti Campania e Terranostra. Sono 24 i nuovi “cuochi contadini” che hanno partecipato con esito positivo alla tre giorni di formazione, che ha visto nomi importanti tra i docenti: Diego Scaramuzza, primo agrichef italiano e presidente nazionale Terranostra, lo chef Pietro Parisi e il professor Piero Mastroberardino. Il programma prevedeva due giorni di laboratorio tecnico in cucina e un giorno dedicato a lezioni di approfondimento in aula sui prodotti simbolo dell’agroalimentare campano.
Gli agrichef diplomati sono: Federico Gentile, agriturismo Il Vecchio Vigneto (Roccabascerana, Avellino), Veronica Barbati, agriturismo Barbati (Roccabascerana, Avellino), Maria Buonanno, agriturismo Terranova (Solofra, Avellino), Sergio Acampora, agriturismo Il Cortiglio (Fontanarosa, Avellino), Immacolata Cordasco, agriturismo Il Calise (Teora, Avellino), Eleonora Santora, agriturismo Casa Barbato (Montoro, Avellino), Carmine Corda, agriturismo Masseria Grande (Bucciano, Benevento), Antonio Carbone, agriturismo Il Ristoro del Viandante (San Giorgio del Sannio, Benevento), Maria Antonietta Moffa, agriturismo Masseria Pasqualone (Colle Sannita, Benevento), Livia Iannotti, agriturismo La Vecchia Trainella (San Lorenzo Maggiore, Benevento), Isabella Frangiosa, agriturismo Masseria Frangiosa (Torrecuso, Benevento), Maurizio Perriello, agriturismo La Rocca di San Giovanni (Apice, Benevento), Emilio Pompeo, agriturismo Masseria Fontana dei Fieri (Pietrelcina, Benevento), Ernesta Iagrossi, agriturismo La Selvetella (Caiazzo, Caserta), Anna Maria Resse, agriturismo Masseria Picone (Castel Campagnano, Caserta), Eva Del Giudice, agriturismo La Falode (Castello del Matese, Caserta), Simona Briganti, agriturismo Villa Mazza al Vesuvio (Torre del Greco, Napoli), Giovanni Rovai, agriturismo Tirone (Chiaiano, Napoli), Giuseppe Iovino, agriturismo Il Gruccione (Pozzuoli, Napoli), Emilio Mirabella, agriturismo Le Cantine dell’Averno (Pozzuoli, Napoli), Concetta Di Marino, agriturismo Masseria Cortile Grande (Chiaiano, Napoli), Luigi Corrado, agriturismo La Fattoria ‘o Cavaliere (Sarno, Salerno), Paraschiva Chiriac, agriturismo Isca delle Donne (Palinuro, Salerno), Irene Cavaliere, agriturismo La Botte (Caselle in Pittari, Salerno).
Hanno partecipato come docenti Giampiero Perna, responsabile certificazioni del Consorzio della Mozzarella di Bufala Dop, Francesco Acampora, presidente di Aprol Campania (olio extravergine), Gabriella De Matteis, responsabile marketing Pasta Armando, Paolo Ruggiero, responsabile marketing Danicoop (pomodoro San Marzano Dop), Pasquale Imperato, promotore del pomodorino del piennolo del Vesuvio Dop, Emilio Ferrara, direttore della OP ortofrutticola Terra Orti, Pasquale Carlo, ufficio stampa Consorzio di tutela Vini del Sannio, Margherita Rizzuto, progetto “agriturismo family friendly”.
La consegna dei diplomi è avvenuta alla presenza del segretario nazionale di Terranostra, Toni de Amicis. Soddisfazione per il risultato è stata espressa dal vicepresidente nazionale Coldiretti Gennarino Masiello, dal direttore regionale Salvatore Loffreda, dal presidente di Terranostra Campania Manuel Lombardi e dal segretario regionale Nicola De Ieso. Insieme al primo gruppo di giugno – sottolineano Coldiretti e Terranostra – ad oggi sono 47 gli agrichef diplomati in Campania. L’obiettivo è far crescere attraverso la formazione la qualità dell’offerta dell’agriturismo, pilastro della multifunzionalità agricola, che rappresenta l’ambasciatore dei territori rurali legando cultura e sapori autentici.
 
AREZZO, VACANZA? Sì GRAZIE, MA IN AGRITURISMO!
 
Aumentano dell’8% le presenze in agriturismo nel 2017 con l’Italia che è leader mondiale. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che per l’agriturismo in Italia si contano 22.661 aziende agricole autorizzate con 12,1 milioni di presenze nel 2016.
“Se la capacità di mantenere inalterate le tradizioni enogastronomiche è la qualità più apprezzata nel tempo, l’agriturismo Made in Italy è cresciuto con – sottolinea il Presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo Tulio Marcelli – servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, come l’equitazione, il tiro con l’arco, il trekking o attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici, ma anche corsi di cucina e wellness che attirano sempre più visitatori spinti a scegliere queste strutture per le loro mete di viaggio”.
Tra le motivazioni che spingono alla scelta degli agriturismi anche la ricerca di tranquillità per le paure dopo i recenti episodi internazionali di attacchi terroristici che condizionano la scelta delle vacanze di molti che hanno preferito l’Italia ad altre mete considerate meno sicure.
L’Italia è l’unico Paese al mondo che alla bellezza del paesaggio può aggiungere 292 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario, ma ha conquistato anche il primato green con quasi 60mila aziende agricole biologiche in Europa.
“Sono circa 540 gli agriturismi certificati in Provincia di Arezzo per un totale di quasi 8.000 posti letto, vale a dire il 12,5% del totale regionale, il territorio aretino si conferma quarta provincia della Toscana e tra le prime dieci in Italia per presenza di agriturismi – spiega il Direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi – di questi buona parte aderisce all’Associazione Terranostra che segue per Coldiretti tutte le specifiche del settore agrituristico e la rete delle fattorie didattiche collegate alla nostra associazione è in forte crescita” – precisa il Direttore Rossi– e il dato nazionale delle presenze, si riflette positivamente anche sul territorio provinciale dove gli imprenditori hanno lavorato bene, specialmente quelle aziende che si differenziano ed offrono un pacchetto ai clienti sempre più variegato”.
L’agriturismo rappresenta il punto di raccordo tra qualità della produzione agroalimentare e la valorizzazione dei territori di origine alla base del quale risiede un nuovo protagonismo delle aziende fatto di innovazione, servizi e distintività.
 
ORISTANO, DANNI DA FAUNA SELVATICA: URGENTE RIAVVIARE UN TAVOLO DI CONFRONTO
 
Cornacchie, cinghiali, fenicotteri e nutrie. Sono tante le specie della fauna selvatica che causano serio nocumento all’ attività degli agricoltori e allevatori oristanesi. Una problematica da sempre seguita con attenzione da Coldiretti Oristano anche in considerazione della estrema rilevanza e impatto dei nocivi nel territorio, con una pressione degli animali cresciuta a dismisura e con la diffusione incontrollata di alcune specie alloctone, come la nutria, ormai causa di danni.
Più volte Coldiretti Oristano ha sollecitato le Istituzioni Regionali ad istituire tavoli di lavoro e ad avviare iniziative atte ad affrontare con piani organici strutturati ed efficienti la questione della fauna nociva.  Spesso con richieste e missive indirizzate direttamente agli Assessori Regionali all’ Ambiente Spano e all’Agricoltura Caria. Con un duplice obiettivo: evitare, dove possibile, il semplice abbattimento delle specie attivando misure alternative efficaci e chiedendo il giusto indennizzo per i danni causati alle imprese agricole e zootecniche.
I Temi aperti:
Cornacchia grigia: il piano di contenimento ha terminato il suo periodo di vigenza e va riprogrammato al più presto. Le recenti esperienze dimostrano come una azione continua e coordinata abbia dato risultati positivi;
Fenicotteri: specie sulla quale non si può intervenire con abbattimenti che però è ormai causa di serio nocumento alle risaie oristanesi; occorre compensare i danni alle aziende agricole e attribuire un valore economico al lavoro di dissuasione notturno realizzato dai produttori;
Cinghiali: la popolazione, in pochi anni, è cresciuta in modo esponenziale con una pressione in vari territori ormai non più sostenibile per le attività di agricoltori e allevatori. Occorre attivare piani di contenimento mirati anche alla cattura e diminuzione della specie;
Risorse alla attività dei coadiutori: i coadiutori rappresentano lo strumento di azione per tutti i piani di contenimento avviati. Una attività finora svolta gratuitamente. Va previsto un equo compenso per l’ impegno di decine di operatori;
Lo strumento del De minimis, in molti casi, non garantisce di spendere le risorse disponibili in modo equo e soddisfacente per il rimborso dei danni. E’ necessario costruire dei percorsi alternativi, come già fatto per i danni da cormorani.
Su questi problemi – evidenziano il Presidente e il Direttore Coldiretti Giovanni Murru e Giuseppe Casu –  ci attendiamo un confronto atto ad affrontare in modo risolutivo le varie questioni. Per queste ragioni, con una nota, abbiamo chiesto agli Assessori Spano e Caria, da sempre sensibili al tema, un urgente incontro per analizzare le questioni e definire una road map atta ad affrontare in maniera organica ed efficace la problematica. Riteniamo questo percorso fondamentale – concludono i dirigenti Coldiretti – sia per salvaguardare produzioni agricole essenziali per l’economia della nostra provincia, sia per contribuire al ripristino di un equilibrio ambientale, in molti casi oggi compromesso ma, essenziale per l’intero territorio.
 
 
 
 
Appuntamenti
 
CUNEO: ALLA FIERA DEL MARRONE PIU’ GUSTO CON LE ECCELLENZE FIRMATE COLDIRETTI
Da venerdì 13 a domenica 15 ottobre
 
Alla 19esima Fiera nazionale del Marrone, Coldiretti si impegna a promuovere il Made in Italy e la filiera corta dell’agroalimentare allestendo nel cuore di Cuneo un grande mercato Campagna Amica. Si rinnova così la tradizionale collaborazione di Coldiretti con la Fiera, in programma da venerdì 13 a domenica 15 ottobre.
Nel principale salotto cittadino, piazza Galimberti (lato Corso Nizza), i visitatori incontreranno direttamente i produttori Campagna Amica e potranno conoscere ed acquistare eccellenze agricole fresche e trasformate, di origine certa, italiana e garantita.
Le aziende Campagna Amica, facilmente riconoscibili perché “marchiate” dal caratteristico colore giallo, esporranno il meglio delle loro produzioni, eccellenze della Granda e delle province limitrofe: i produttori, infatti, giungeranno, oltre che dal cuneese, dal torinese, dall’alessandrino, dall’astigiano e dall’imperiese.
Saranno oltre quaranta le aziende del circuito, che proporranno un’ampia e variegata selezione di prodotti: oltre alla “regina” della manifestazione, la Castagna Cuneo IGP, ci saranno le nocciole, i formaggi, il miele e le confetture, i pregiati vini del territorio, l’olio, la frutta e la verdura con i relativi trasformati, il pane e le farine, i prodotti da forno, i salumi, la carne piemontese, la pasta fresca e secca.
“Il nostro mercato alla Fiera del Marrone – commentano la Presidente Coldiretti Cuneo, Delia Revelli, e il Direttore, Tino Arosio – conferma l’impegno profuso da Campagna Amica per valorizzare e sostenere la filiera agricola interamente italiana e dà un importante contributo alla diffusione di una nuova consapevolezza tra i consumatori: i prodotti locali e di stagione sono più buoni, oltre ad offrire maggiori garanzie”.
 
SALERNO: APRE MIGLIO ZERO: AL MASUCCIO SALERNITANO PESCATO LOCALE PER TUTTI
Sabato 14 ottobre
 
Promuovere il consumo di pesce locale, accorciare la filiera e contrastare le importazioni di prodotti ittici dall’estero. A Salerno apre la prima struttura permanente a “miglio zero”, per la vendita diretta di pescato locale e street food direttamente in banchina. “Miglio zero” al Molo Masuccio Salernitano – un’iniziativa firmata Coldiretti e Cooperativa di pescatori Acquamarina – sarà inaugurata sabato 14 ottobre alle ore 10.30 dal governatore della Campania Vincenzo De Luca, dal presidente provinciale di Coldiretti Vittorio Sangiorgio, dal sindaco di Salerno Enzo Napoli, dall’assessore alle attività produttive Dario Loffredo, dal direttore di Coldiretti Enzo Tropiano e regionale Salvatore Loffreda. Previsti laboratori con le scolaresche cittadine: saranno illustrate le diverse tecniche di pesca e sulle barche i ragazzi potranno scoprire le diverse varietà ittiche.
Al “Miglio Zero” i consumatori potranno acquistare pesce appena pescato direttamente in banchina, con una filiera cortissima. “Salerno ha antiche tradizioni di pesca – spiega il presidente di Coldiretti, Vittorio Sangiorgio – ma oltre il 75 per cento di prodotto venduto in città arriva dall’estero. Miglio Zero aiuterà a superare questa evidente anomalia e a migliorare le prospettive di tante piccole aziende di pescatori, per anni mai sostenute da adeguate politiche di valorizzazione, un impegno che Coldiretti ha assunto per innovare e rafforzare la filiera. Lo sforzo fatto dagli imprenditori-pescatori della Cooperativa Acquamarina ha anche l’obiettivo di voler diffondere una nuova cultura della conoscenza del pesce e di un ritrovato legame con il mare”.
“È un’iniziativa importante che qualifica l’offerta produttiva e turistica locale – commenta l’assessore comunale al commercio Dario Loffredo – Salerno fa da apripista nel mezzogiorno di un progetto di vendita diretta a due passi dal mare, per rilanciare il consumo del pescato nostrano. È una struttura strategica anche perché ci consentirà di intercettare flussi di turisti sempre più interessati all’enogastronomia e di valorizzare, al contempo, prodotti esclusivamente locali e di alta qualità”. Miglio Zero prevede non solo nella vendita del pescato ma anche un’area degustazione. Previsto anche un centro di raccolta: dopo la pesca i prodotti saranno selezionati e una parte sarà destinata alla vendita diretta, un’altra ai ristoranti che ne faranno richiesta, un’altra ancora al mercato.
“La flotta di pescherecci salernitana è tra le più imponenti ed importanti d’Italia – precisa Salvatore Fiorillo, presidente della Cooperativa Acquamarina – ma i tre quarti del pesce che finisce sulle tavole dei consumatori non proviene dal nostro mare. Sono dati che devono far riflettere e che cercheremo di invertire sostenendo la vendita diretta del pescato locale, promuovendo tutte quelle varietà di cui è ricco il nostro mare ma che spesso non sono neanche conosciute dai consumatori”. Al Miglio Zero sarà allestita anche una zona adibita alla degustazione di prodotti ittici appena pescati. La struttura sarà aperta tutto l’anno e per tutta la giornata, ovviamente tempo e pesca permettendo.
 
NEWS COLDIRETTI – LA FORZA DEL TERRITORIO – 06 4682487 – FAX 06 4871199 – www.coldiretti.it