COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del territorio del 17 ottobre 2017

17 Ottobre 2017
News La Forza del territorio del 17 ottobre 2017

Primo piano
 
PUGLIA
CALAMITÀ: PUBBLICATA DECLARATORIA MINISTERO
E’ stato pubblicato oggi – informa la Coldiretti regionale – il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole di declaratoria per eccezionali avversità atmosferiche, in particolare gelate e nevicate, verificatesi nei territori della regione Puglia dal 5 al 12 gennaio scorsi.
 
“L’elemento essenziale ed assolutamente innovativo – dichiara il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – è che l’accesso alle risorse del Fondo di solidarietà nazionale, grazie al pressing di Coldiretti, è stato esteso anche a beneficio delle colture assicurabili, che altrimenti sarebbero rimaste fuori dalle misure d’intervento. La straordinaria ondata di maltempo che ha colpito la Puglia con i danni di inusitata gravità a strutture agricole, produzioni arboree e in pieno campo e allevamenti con centinaia di animali morti, ha messo ancor più in evidenza la fragilità del sistema agricolo e ha reso non più differibile l’attivazione di una strategia normativa e tecnica utile all’immediato ripristino produttivo delle imprese colpite. Essere riusciti ad ottenere la declaratoria per tutte le province pugliesi è stato un atto doveroso d parte di tutto il sistema Puglia”.
Dai sopralluoghi effettuati nelle 6 Province – secondo la nota della Regione – i danni ammontano a 180.696.550 milioni, con valori che superano il 30% della produzione lorda vendibile, valore percentuale minimo accertato che consente di accedere al Fondo di Solidarietà nazionale.
“L’estensione del fondo di solidarietà nazionale anche a beneficio delle colture assicurabili – aggiunge Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – che, altrimenti sarebbero rimaste fuori dalle misure d’intervento, è sicuramente un primo passo per aiutare gli agricoltori pugliesi che hanno subito ingenti perdite a causa della straordinaria ondata di maltempo del gennaio 2017. L’attivazione del Fondo consente alle imprese agricole danneggiate dagli eventi calamitosi di godere di tutti gli interventi di sostegno previsti a legislazione vigente come, in particolare, l’erogazione di contributi in conto capitale fino all’80% del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria, l’attivazione di prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale, la proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza, l’esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali propri e dei propri dipendenti e l’ottenimento di contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali danneggiate e per la ricostituzione delle scorte eventualmente compromesse o distrutte”.
Stato di calamità riconosciuto per i seguenti comuni: Bari – Acquaviva Delle Fonti, Altamura, Binetto, Bitonto, Bitritto, Cassano Delle Murge, Corato, Gioia Del Colle, Gravina In Puglia, Grumo Appula,Palo Del Colle, Poggiorsini, Ruvo Di Puglia, Sannicandro Di Bari, Santeramo In Colle, Terlizzi, Toritto; Brindisi –   Brindisi, Carovigno, Ceglie Messapica, Mesagne, San Pietro Vernotico, Torre Santa Susanna; Foggia – Apricena, Ascoli Satriano, Candela, Carapelle, Carpino, Cerignola, Deliceto, Foggia, Ischitella, Lesina, Lucera, Manfredonia, Margherita Di Savoia, Ordona, Orsara Di Puglia, Orta Nova, Peschici, Poggio Imperiale, Rignano Garganico, Rodi Garganico, San Ferdinando Di Puglia, San Nicandro Garganico, Stornara, Stornarella, Trinitapoli, Troia, Vico Del Gargano, Zapponeta; Lecce – Alliste, Arnesano, Carmiano, Carpignano Salentino, Castrignano De’ Greci, Cavallino, Copertino, Galatina, Galatone, Giuggianello, Guagnano, Lecce, Lequile, Leverano, Martano, Matino, Minervino Di Lecce, Muro Leccese, Nardo’, Racale, Salice Salentino, San Pietro In Lama, Sanarica, Taviano, Trepuzzi, Ugento, Veglie; Taranto – Castellaneta, Crispiano, Ginosa, Laterza, Massafra, Mottola, Palagianello, Palagiano, Statte, Taranto; Bat – Andria, Canosa Di Puglia, Minervino Murge, Spinazzola, Trani.
 
 
Dal territorio
 
SARDEGNA, POLEMICA GRANO CAPPELLI: NÉ SCIPPI NÉ MONOPOLIO, PATRIMONIO DI TUTTI
 
“Per accusare la Sis di voler instaurare un monopolio sui semi e sul cibo ci vuole molta fantasia o forse tanta malafede”. Così il presidente della Società Italiana Sementi (Sis) e vicepresidente nazionale di Coldiretti, Mauro Tonello, risponde per la prima volta agli attacchi, comparsi su organi di informazione sardi, della presidente del Consorzio Sardo Grano Cappelli, Laura Accalai, che accusa la società sementiera di aver “scippato” l’antico grano italiano alla Sardegna.
Secondo Tonello, “per comprendere quanto è assurda l’accusa di monopolio basta ricordare che la Società Italia Sementi è di proprietà dei Consorzi Agrari d’Italia e quindi degli agricoltori italiani. Non è né un gruppo privato, né una società solo emiliana, ma opera a fianco degli agricoltori su tutto il territorio italiano, e già quest’anno il grano Cappelli è stato seminato dal Friuli alla Sicilia. Quella che viene messa sotto accusa – dichiara Tonello – è una delle poche operazioni di democrazia alimentare che coinvolge alla pari gli agricoltori e gli altri operatori della filiera, fino al consumatore”.
Il presidente Sis ricorda che per ottenere l’assegnazione della riproduzione del seme Cappelli la società sementiera degli agricoltori “non ha fatto nessuno scippo, ma ha semplicemente partecipato a un bando pubblico europeo come se ne fanno tanti. In questo caso ha vinto, in altri ha perso. Però è strano – sostiene Tonello – che vengano messe sotto accusa proprio le regole di bandi che negli anni passati andavano bene a tutti e che invece non vanno più bene quando a vincere è una società degli agricoltori”.
“Grazie all’ottimo lavoro del Crea, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia agraria – prosegue Tonello – abbiamo potuto contare su importanti partite del seme originale di Grano Cappelli che, ricordiamo, è stato il grano più seminato in Italia fino agli anni Sessanta: in pratica è stato il grano della rivoluzione alimentare. Noi contiamo, in linea con la sua tradizione e il suo valore, di ridare spazio al Cappelli in tutta Italia e non in una sola regione. Per fare questo possiamo già contare sulla collaborazione dei produttori e di tutta la filiera”.
“Come società sementiera degli agricoltori – sottolinea il presidente di Sis – il nostro obiettivo è  assicurare il reddito alle aziende agricole, evitando che il valore aggiunto vada solo a beneficio di altri. La collaborazione di tutta la filiera nel valorizzare il grano Cappelli è testimoniato – informa Tonello – anche dall’impegno congiunto di produttori e trasformatori a finanziare una ricerca della Fondazione del Policlinico Gemelli per realizzare uno studio che certifichi le proprietà organolettiche e nutrizionali di questo grano e dare così maggiori garanzie al consumatore. È una primizia assoluta che in 102 anni di esistenza del senatore Cappelli non si era mai verificata”.
Per quanto riguarda la sua visita in Sardegna mercoledì 18 ottobre, il presidente di Sis precisa che “gli incontri si svolgeranno nelle sedi Coldiretti, con la piena disponibilità a interloquire e collaborare con tutti gli interessati all’attività della Sis sull’isola, a partire dalla riproduzione del seme di Cappelli fino al seme di riso che la società produce da tempo in Sardegna dove, come nel resto d’Italia, ci saranno contratti con prezzo concordato. Il produttore infatti – ricorda Tonello – saprà in anticipo il prezzo che verrà definito tenendo conto anche delle esigenze di bilancio delle imprese agricole e non solo dei settori a valle”.
“Nell’ambito di questi incontri – conclude Tonello –, come è mia abitudine sono disponibile a incontrare presso Coldiretti la presidente del Consorzi Grano Cappelli, anche se dagli attacchi sui giornali mi sembra che non ci sia un vero interesse ad incontrarmi”.
 
PADOVA, MENO BUROCRAZIA, PIU’ ATTENZIONE AD AGROALIMENTARE E TERRITORIO
 
Un confronto a tutto campo sui temi più sentiti dagli imprenditori del settore primario, dal taglio netto alla burocrazia alla tutela del territorio e alla valorizzazione delle filiere agroalimentari d’eccellenza. L’incontro dell’assemblea dei dirigenti di Coldiretti Padova, lunedì sera a Padova, con l’assessore regionale all’agricoltura Giuseppe Pan è stato l’occasione per dare voce alle numerose osservazioni degli imprenditori agricoli padovani e ribadire alla classe politica la necessità di intensificare l’impegno e l’azione su aspetti vitali non solo per il settore primario, basti pensare all’emergenza Pfas o al consumo del suolo, ma anche alla gestione della risorsa acqua, sempre più limitata. Naturalmente si è parlato anche di autonomia, delle motivazioni e delle ragioni del referendum per dare a tutti la possibilità di scegliere in assoluta consapevolezza.
“Per noi l’autonomia è un tema fondamentale – afferma Federico Miotto, presidente di Coldiretti Padova – e abbiamo scelto questo incontro per essere consapevoli e informare adeguatamente la nostra base associativa.  E proprio dai nostri dirigenti sono venuti molti spunti di riflessione utili su questioni che richiedono la massima attenzione da parte degli amministratori regionali e che non mancheremo di approfondire nel dettaglio proprio con l’assessore Pan che si è reso disponibile ad ulteriori incontri, oltre ai lavori al tavolo verde regionale. Il Veneto, non dimentichiamo, si distingue per un settore primario che fattura 5 miliardi e mezzo di euro, per il primato nazionale nel settore vitivinicolo e per una ricchezza di produzioni e di territori che non è eguali. E’ questo patrimonio che dobbiamo preservare e valorizzare, anzitutto mettendo le imprese agricole nelle condizioni di produrre meglio e incrementare il proprio reddito.
Noi agricoltori vogliamo fare meglio quello che sappiamo fare, in tutti i comparti del nostro agroalimentare che già conta numerose eccellenze territoriali. Alla Regione, che ha sempre dimostrato attenzione verso il settore primario, anche scendendo subito al nostro fianco per il no al trattato Ceta, chiediamo un ulteriore impegno. Come? Anzitutto con un taglio netto alla burocrazia che ancora pesa sull’intero settore e che toglie risorse all’attività agricola. Sul fronte del servizi all’agricoltura con l’introduzione del super Caa è stata imboccata la strada ma c’è ancora molto da fare, a partire dall’allargamento della sua applicazione in tutti gli ambiti di attività del settore agricolo. E’ necessario poi un deciso intervento nella tutela delle specificità delle nostre produzioni, da valorizzare adeguatamente, come nella salvaguardia dell’ambiente naturale, la prima risorsa del Veneto”.
Dagli agricoltori presenti in sala l’assessore Pan ha raccolto numerose sollecitazioni, a partire proprio dalle misure per affrontare i cambiamenti climatici e salvaguardare il territorio naturale ed agricolo. Il problema della risorsa acqua è sentito in tutta la provincia, dall’Alta Padovana alla Bassa, e alla Regione Coldiretti Padova chiede di lavorare proprio per garantire un adeguato approvvigionamento idrico, anche con la costruzione di invasi, bacini, canali e altre opere strategiche per il territorio, tenendo aperto il dialogo e la collaborazione con il Trentino. Lungo l’asta del Brenta preoccupa la decisione di aumentare il deflusso idrico del fiume che porterà ad una riduzione della disponibilità d’acqua per l’irrigazione.
Non manca la preoccupazione per l’impatto dell’emergenza Pfas, in particolare nel Montagnanese, dove ancora ci si interroga sulla reale diffusione e sulla tossicità di queste concentrazioni di sostanze. In tutto questo, hanno sottolineato gli imprenditori, l’agricoltura è parte lesa e sta pagando il prezzo di errori compiuti da altri.  Sulla diffusione dell’aviaria gli allevatori chiedono alla Regione di individuare una soluzione per i danni indiretti, come la chiusura degli allevamenti, che attualmente non vengono risarciti. Tutela del territorio significa anche difesa del suolo agricolo dalla cementificazione: il Veneto ha già dato, hanno sottolineato gli imprenditori, quindi ben venga la legge sul consumo zero di suolo che ora attende di essere messa in pratica.
Compete alla Regione inoltre lavorare con continuità al contenimento della fauna selvatica, dai cinghiali sui Colli Euganei (e non solo) alle nutrie lungo gli argini, solo per fare due esempi, per arrivare a risultati apprezzabili e salvare le attività agricole attualmente minacciate. Sul fronte della viticoltura i produttori padovani chiedono di poter esprimere al meglio le proprie potenzialità attraverso un’adeguata attività di promozione e valorizzazione messa a punto dall’amministrazione regionale, in sinergia con la Camera di Commercio, i Consorzi di valorizzazione e i produttori.
 
PIEMONTE, BENE IL BONUS VERDE PER COMBATTERE LO SMOG
 
Accolta dal Consiglio dei Ministri la richiesta “bonus verde” con detrazioni del 36% per la cura del verde privato quali terrazzi e giardini, anche condominiali. Un impegno che arriva per combattere lo smog ed abbellire le città italiane dove ci sono appena 31,1 metri quadrati di verde urbano per abitante.
“Una misura importante perché nelle nostre città stanno aumentando le restrizioni vista la crescita dei livelli delle polveri sottili – spiegano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. Favorendo la diffusione di parchi e giardini, capaci di catturare le polveri, si potrà ridurre l’inquinamento. Una pianta adulta, infatti, può catturare dall’aria da 100 a 250 grammi di polveri sottili. E’ un importante sostegno al settore florovivaistico Made in Piemonte – continuano Revelli e Rivarossa –  che genera una produzione lorda vendibile di oltre 130 milioni di euro di cui con più di 1100 imprese diffuse sul territorio, una superficie complessiva di 1300 ettari, una produzione di piante ornamentali di oltre 10 milioni ed un totale di circa 3500 addetti. Auspichiamo, quindi, che tale provvedimento possa avere un buon impatto e venga utilizzata la leva fiscale per riconoscere i benefici che derivano dalla cura e dagli investimenti privati nel verde a beneficio della collettività”.
 
ABRUZZO, PENSIONATI COLDIRETTI: AGOSTINELLI NUOVO PRESIDENTE REGIONALE
 
Rinnovo ai vertici dei Pensionati di Coldiretti Abruzzo. E’ Giuliano Agostinelli, 69 anni, di Campli (Teramo) il nuovo presidente eletto questa mattina dall’assemblea dell’associazione regionale Pensionati Coldiretti Abruzzo che ispira la propria azione alla storia ed ai principi della scuola cristiano-sociale e si prefigge di favorire il ruolo attivo degli anziani anche attraverso la partecipazione alle iniziative promosse da Coldiretti. L’elezione del nuovo presidente si è svolta nell’agriturismo Marina di Ortona nell’ambito dell’incontro annuale a cui hanno partecipato il presidente Nazionale Giorgio Grenzi e il segretario nazionale di Federpensionati Danilo Elia, oltre al direttore regionale di Coldiretti Abruzzo Giulio Federici e al presidente di Coldiretti Chieti Sandro Polidoro.
Presenti trenta delegati che, provenienti da tutta la regione, hanno ricevuto nell’occasione anche la carta Vantaggi: una “card” che prevede un ampio e articolato elenco di convenzioni pensate per rispondere alle esigenze e agli interessi della terza età e di coloro che sono stati per una vita associati di Coldiretti come imprenditori agricoli. La carta vantaggi prevede oltre 100 strutture convenzionate in Abruzzo: centri diagnostici, medici, fisioterapici e termali, farmacie, parafarmacie, articoli sanitari, centri ottici e acustici per quanto riguarda la salute, ma anche agenzie di viaggi, alberghi, cinema e teatri, musei per quanto riguarda il tempo libero, senza dimenticare negozi, ristoranti, parrucchieri e tanto altro ancora.
Grazie a questa operazione circa 30mila pensionati di Coldiretti potranno godere delle agevolazioni previste dall’accordo. “La carta vantaggi è uno strumento molto importante perchè viene incontro alle esigenze di una grande fetta di popolazione che ne ha, forse, più bisogno – ha detto il presidente nazionale della Federpensionati Giorgio Grenzi ricordando l’importante ruolo che i pensionati svolgono ancora oggi nel settore agricolo – un modo di concretizzare veramente lo stato sociale e venire incontro alle esigenze di chi è nostro socio da sempre. Si tratta solo di un piccolo tassello in uno scenario ben più ampio che sta restituendo importanza alla terza età trasformandolo da problema a risorsa che può, e deve, continuare ad interfacciarsi con i giovani imprenditori e le donne imprenditrici nell’ottica di un sistema attivo e trasversale che punti al benessere del settore agricolo e della società”.
Nel corso dell’incontro il direttore Federici ha invece ribadito il grande ruolo sociale che ancora oggi ricoprono i pensionati quale memoria storica del lavoro agricolo.  “Non dimentichiamo che i pensionati – ha detto Federici – sono portatori di una esperienza di vita e di lavoro che, tramandate ai giovani, rappresentano per noi una grande ricchezza che non ha dimenticato le propri radici e vuole essere parte attiva nel voler bene al Paese”. Per chiedere e ottenere gratuitamente la carta vantaggi basta rivolgersi agli uffici Coldiretti di riferimento (www.abruzzo.coldiretti.it).
 
GROSSETO, COMUNE CAPALBIO RIDUCE TARI PER IMPRESE AGRICOLE E AGRITURISTICHE
 
In seguito alla richiesta fatta da Coldiretti di porre particolare attenzione nei meccanismi di imposizione e quantificazione della Tassa Rifiuti nei confronti delle aziende agricole ed in particolar modo quelle esercitanti l’attività complementare agrituristica, il Consiglio comunale di Capalbio è intervenuto sulla Tari. E’ stato proceduto infatti all’inserimento tra le casistiche previste di una riduzione finalizzata a prevedere per i locali utilizzati per lo svolgimento di attività agricole in cui si formano, di regola anche rifiuti speciali, tossici o nocivi, allo smaltimento dei quali sono tenuti a provvedere a proprie spese i produttori stessi ma per i quali non è obiettivamente possibile individuare le aree escluse dal tributo, l’abbattimento delle superfici imponibili dei locali.
E’ stata inoltre modificata l’attuale tassazione TARI relativa alle attività di agriturismo il cui inquadramento originario veniva equiparato alla categoria di “alberghi con ristorante” e “alberghi senza ristorante”. Nella fattispecie considerate le caratteristiche proprie dell’agriturismo sono state create due sottocategorie: 5.01 “agriturismi con ristorante” e 6.01 “agriturismi senza ristorante”. A tali sottocategorie corrisponderà l’applicazione di una tariffazione differenziata rispetto a quella attuale.  Inoltre sono state rese esecutive le modifiche del Regolamento della Tari tenendo conto che il B & B è attività ricettiva svolta da parte del proprietario che la gestisce avvalendosi della normale organizzazione familiare per il servizio di alloggio e prima colazione, nell’appartamento di sua proprietà. “Ringraziamo il Comune di Capalbio ed il sindaco Luigi Bellumori – afferma Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto –  per le modifiche applicate e l’interessamento all’ argomento di vitale importanza per le aziende agricole del nostro territorio”.
 
TORINO, LATTE E LATTIERO-CASEARI: SCATTA OBBLIGO ETICHETTA MADE IN ITALY
 
E’ scattato l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come made in Italy i prodotti ottenuti degli allevamenti stranieri. Fabrizio Galliati, presidente coldiretti Torino, annuncia: “E’ scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore dal decreto Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento comunitario 1169 del 2011, firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Si conclude positivamente una lunga battaglia della Coldiretti che risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che, secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l`etichetta riporti il Paese d`origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione. Con l’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato obbligatorio fino a ora riportarlo in etichetta”.
Michele Mellano, direttore di Coldiretti Torino, aggiunge: «Il consiglio ai consumatori italiani è di verificare l’obbligo di indicazione di origine del latte o del latte, usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari. Si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato. Se il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari è stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con la dicitura: “origine del latte”: nome del Paese.
Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine, se le operazioni avvengono nel territorio di più Paesi, situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione”.
 
PISA, LATTE: ETICHETTA ORIGINE PER BURRO, LATTE E FORMAGGI
 
Stop agli inganni a tavola anche per burro, formaggi, yogurt ed altri derivati del latte. Scattato l’obbligo, per i produttori, di indicare l’origine del latte. Coldiretti garantisce alle famiglie un’altra importantissima vittoria sul fronte della trasparenza dei prodotti alimentari tutelando le aziende zootecniche specializzate nella produzione di latte, che negli ultimi dieci anni sono dimezzate, dalla concorrenza sleale e dall’invasione straniera di latte e cagliate di dubbia provenienza.
“Con lo storico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Pisa – si pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta.
L’etichetta obbligatoria è una forma di protezione per i consumatori e per le indifese aziende zootecniche che hanno pagato il prezzo più alto a causa dell’invasione di prodotti lattiero caseari spacciati come italiani quando il latte era invece proveniente da altri paesi. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado – continua Filippi – in pericolo c’è un patrimonio culturale, ambientale ed economico del Paese che con questo provvedimento andiamo a tutelare”.
Ma come sarà indicata l’origine del latte? Prima di tutto l’indicazione è obbligatoria sia per il latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale. L’etichetta mette ben in evidenza il “paese di mungitura” (nome del Paese nel quale è stato munto il latte) e il “Paese di confezionamento e trasformazione” (nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato). Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte” (nome del Paese).
Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. “Nel caso le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea – spiega il dettaglio Aniello Ascolese, Direttore Coldiretti Pisa –  per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione”.
 
COMO-LECCO, SUPERBA E DYNAMITE: VIOLE BRIANZOLE ANTI-CRISI
 
Tra crisi e crescita: il florovivaismo del Lario, come quello del resto del Paese, vive un momento ambivalente. Se da un lato la crisi economica ha tagliato i costi della spesa delle famiglie, incidendo sulle scelte degli acquisti e quindi diminuendo quelli dei beni non considerati di prima necessità, dall’altro la coltivazione in serra ha visto negli ultimi tre anni un aumento esponenziale delle superfici. A rivelarlo è la Coldiretti lariana, che calcola come le coltivazioni sotto strutture protette, a Como, siano aumentate negli ultimi 3 anni da 1,6 ettari a 12,7, mentre a Lecco siano passate da 1 a 16 ettari.
“Nelle mie serre — racconta Davide Bonacina, imprenditore agricolo di Mariano Comense — coltivo viole e ciclamini d’autunno, primule e garofani in primavera, gerani, nuova gruinea, piante da giardino e da orto in estate”.
Nei 1.000 metri di serre — prosegue Coldiretti Como Lecco — Bonacina si è specializzato nella coltivazione di viole: dalle varietà dai colori più classici a quelli rari e difficilmente reperibili nei canali della grande distribuzione. Tra le viole più particolari, sicuramente, ci sono la Superba Big, dall’intenso colore blu-violaceo, e la Dynamite, con le sue particolari sfumature cromatiche. “Una delle varietà più belle e sicuramente difficili da trovare nei grandi store — continua l’imprenditore di Mariano — è quella arancione con l’occhio. Uno dei punti di forza del florovivaismo è proprio questo: specializzarsi e proporre al cliente un prodotto unico nel suo genere. Il nostro lavoro è quindi fatto anche di ricerca e innovazione; oggi il settore florovivaistico deve puntare non soltanto sui numeri ma soprattutto sulla qualità e sulla istintività del Made in Italy”.
Sul Lario si producono fiori — spiega Coldiretti —, ma anche piante, verdure e ortaggi, spesso proposti ai consumatori tramite punti di vendita diretta in campagna o i mercati agricoli in città. «Consigli, spiegazioni, trucchi e segreti: i clienti mi chiedono questo e, grazie al rapporto diretto che ho instaurato con loro tramite i mercati di Campagna Amica, mi premiano facendo sopravvivere questa azienda nel marasma della crisi economica. Il consumatore finale, oggi, vuole riscoprire il mondo agricolo e toccare con mano la competenza dei suoi imprenditori nonché la loro disponibilità: se hanno un problema con qualche pianta o fiore, loro sanno che io ci sono sempre per aiutarli, mettendo a disposizione tutte le conoscenze che possiedo” conclude Bonacina.
 
CALABRIA, UN FONDAMENTALE SOSTEGNO PER COMPLETARE LA DIGA SUL FIUME MELITO
 
Alla presentazione del Rapporto ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue) 2017 “Manutenzione Italia: azioni per l’Italia sicura e le Opere Incompiute” che si è tenuto nella sede della  Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno partecipato per la Calabria Nicodemo Oliverio, deputato Pd, Capogruppo Dem in commissione Agricoltura e il presidente della Coldiretti Calabria Pietro Molinaro e una nutrita rappresentanza dei Consorzi calabresi con il Presidente dell’ANBI-Calabria Marsio Blaiotta.
In tale contesto ha assunto un importante ruolo il report sulle opere incompiute, una vicenda sgradevole ed ingiusta – è stato sottolineato – che va chiusa in tempi rapidissimi in una direzione o nell’altra, ma va chiusa! Anbi intanto ha denunciato la situazione, ha messo in evidenza dove sono le responsabilità e sostenuto che non è più rinviabile la realizzazione di quelle opere, cosiddette incomplete, si tratta di dighe, impianti di irrigazione, adduttori ed altri interventi, interrotti per contenziosi sugli appalti, interruzioni del finanziamento, o altre ragioni.
In Calabria sono censite sette incompiute e nel rapporto un posto di primo piano è stato assegnato alla Diga sul Fiume Melito, infrastruttura importantissima ai fini irrigui e potabili per la Calabria Centrale che insiste prevalentemente nel comune di Gimigliano (Catanzaro) e assegnata al Consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese. L’on.le Nicodemo Oliverio nel suo intervento ha affermato che le opere idriche incompiute, in un Paese che affronta e affronterà situazioni di siccità sempre più severe d’estate mentre tra autunno e inverno è perennemente a rischio dissesto idrogeologico, con morti e gravi danni, sono una cosa che “brucia sulla pelle dei tanti cittadini che vedono queste opere iniziate da moltissimo tempo ferme, con gli espropri che sono già stati fatti, con tante risorse che sono state investite e che chiamano direttamente in causa le comunità, anche per il mancato sviluppo di quel territorio.
L’agricoltura, i prodotti agricoli che sono apprezzati nei mercati mondiali – ha aggiunto – nascono prevalentemente da terreni irrigati. Per questo lo sviluppo del Mezzogiorno passa soprattutto anche dall’irrigazione, dalla possibilità di irrigare i terreni”, ha sottolineato Nicodemo Oliverio, “in quest’ultima annata nella quale abbiamo riscontrato una grande siccità i vigneti che hanno prodotto uve di qualità sono prevalentemente quelli che hanno ricevuto un’irrigazione di soccorso, tanti prodotti invece non si sono potuti realizzare per mancanza d’acqua”. In questa situazione il Governo “è stato impegnato dal Parlamento a portare avanti tre soluzioni – ha continuato – definire e completare le tante incompiute come la diga del Melito per la quale condivide la grande battaglia fitta di iniziative che sta portando avanti il Presidente del Consorzio Ionio Catanzarese Grazioso Manno, e, poi avviare da subito la progettazione e realizzazione delle opere necessarie per le quali vi sono 700 milioni al ministero delle Politiche agricole e avviare il piano di invaso, risorse che possono essere utilizzate ogni anno a tutela del territorio e contro il dissesto idrogeologico. Continuerò a battermi – ha concluso –  affinchè vengano assegnate risorse” alla lotta contro il dissesto idrogeologico e per le infrastrutture irrigue. Dal suo canto, Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria, ha posto in grande risalto il ruolo strategico dei Consorzi di Bonifica, che in Calabria in un anno difficilissimo, hanno garantito acqua per l’irrigazione, auspicando una “maggiore sinergia”, sancita oggi dall’apprezzata lettera del Presidente della Giunta Mario Oliverio, tra questi ultimi e la regione. Una sinergia – ha proseguito che  e’ fondamentale per lavorare sulle opere incompiute, in Calabria sono appunto sette, tra le quali la Diga del Melito, che i sindaci dei Comuni che beneficeranno dell’opera (80 comuni in totale tra cui Lamezia Terme e Catanzaro) hanno ripetutamente manifestato con atti ufficiali la richiesta di completare l’infrastruttura irrigua, che attende una risposta da anni e richiede un impegno particolare e definitivo per il rifinanziamento, individuando le fonti, anche con vincolo pluriennale, sulla prossima Legge di Bilancio.
 
TOSCANA, IN ARRIVO “BONUS VERDE”: FLOROVIVAISMO 30% PLV AGRICOLA REGIONALE
 
“Il “bonus verde” lo avevamo richiesto giusto un anno fa per la legge di stabilità 2017, in occasione di un incontro sulla materia al Vivaio Tesi di Pistoia con rappresentanti del governo, e siamo oltremodo soddisfatti perché nella legge di bilancio 2018 questa richiesta è stata accolta”. E’ quanto affermato con soddisfazione da Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana nel commentare la manovra di bilancio con la richiesta “bonus verde” con detrazioni del 36% per la cura del verde privato quali terrazzi e giardini, anche condominiali. “Si tratta – sostiene Marcelli – di una misura importante per favorire la diffusione di parchi e giardini in città capaci di catturare le polveri e di ridurre il livello di inquinamento. Una pianta adulta – sottolinea la Coldiretti – è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili, un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.
La Toscana, con il 15% della plv (produzione lorda vendibile) florovivaistica nazionale, risulta essere la prima regione d’Italia per la produzione complessiva di fiori e piante ornamentali. Il florovivaismo rappresenta circa il 30% della plv dell’intero settore agricolo della Toscana, con una superficie di 7.457 ettari, ripartiti tra vivaismo (6.407 ha) e floricoltura (1.050 ha).
Oggi la realtà florovivaistica toscana ha riunito tutte le sue componenti essenziali in due distretti rurali riconosciuti ufficialmente anche dalla Regione Toscana: il distretto vivaistico ornamentale di Pistoia e il distretto floricolo interprovinciale Lucca-Pistoia.
L’attività vivaistica ornamentale è concentrata nella Valle dell’Ombrone Pistoiese e interessa oltre 5.200 ettari, 1.500 aziende ed oltre 5.500 addetti diretti. La Toscana, in forza di questa grande tradizione nel settore ornamentale riveste una posizione di rilievo anche a livello europeo, contribuendo per il 6% alla formazione della produzione florovivaistica complessiva dell’Unione.
La Toscana è leader indiscussa in Italia per la quantità e qualità dei prodotti ornamentali. Il vivaismo ornamentale, oggi rappresenta la punta di diamante del settore e si estende, oltre che nell’area pistoiese, anche nelle province di Grosseto e di Arezzo. In Toscana si possono trovare fiori e piante ornamentali provenienti da tutte le zone del mondo, da quelle tropicali coltivate in ambienti protetti a quelle dei climi freddi allevate nelle zone più interne e sulla montagna appenninica, a quelle tipiche del clima mediterraneo nelle aziende situate nella parte costiera e in quella meridionale.
“Il florovivaismo sta attraversando un periodo non facile ed occorrono interventi di sostegno – dice Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana – Sempre più la qualità e la gestione del verde dentro e fuori le città rappresenta uno dei parametri di misura più importanti per il benessere di una comunità. Siamo soddisfatti che il Governo abbia accolto, anche grazie al nostro pressing, la proposta di rendere possibile la detrazione fiscale per le ristrutturazioni di giardini e terrazzi privati e condominiali, come riconosciuto per gli appartamenti, in modo da dare “ossigeno” – conclude De Concilio – alle imprese florovivaistiche ed ai livelli occupazionali che esse sono in grado di sviluppare”.
 
LATTE, DA DOMANI IN ETICHETTA C’E’ SICURAMENTE L’ORIGINE DEL LATTE UTILIZZATO
 
Scatta definitivamente l’obbligo di indicare obbligatoriamente in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come Made in Italy i prodotti ottenuti degli allevamenti stranieri. Lo rende noto la Coldiretti nell’annunciare che è scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore dal decreto Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
“Il consiglio ai consumatori italiani è di verificare L’obbligo di indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, si applica – spiega Walter Feltrin, presidente di Coldiretti Treviso – al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta”. Ecco le diciture in etichetta: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di piu’ Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all’art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.
“Le mucche da latte presenti nella Marca, in Veneto, in Italia, ma anche pecore, capre e bufale possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che – sottolinea Antonio Maria Ciri, direttore di Coldiretti Treviso – è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d`Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 50 formaggi a denominazione di origine protetta realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione. L`obbligo di indicare l`origine in etichetta – continua Ciri – salva dall`omologazione l`identità di diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la straordinaria biodiversità delle razza bovine allevate a livello nazionale”.
CAMPANIA, MISURA INVESTIMENTI 4.1.1 DEL PSR; COLDIRETTI CHIEDE LA PROROGA
 
L’attuazione del PSR 14/20 prosegue con una grande attenzione da parte delle aziende agricole. Coldiretti Campania dà atto all’Assessorato regionale all’Agricoltura dell’impegno per l’emanazione dei bandi, in particolare quelli riguardanti la realizzazione di investimenti nelle aziende agricole e agroindustriali, insieme a quelli a supporto dei giovani che intendono insediarsi in agricoltura. Tuttavia in merito alla misura 4.1.1 “Sostegno a investimenti nelle aziende agricole”, il direttore regionale Salvatore Loffreda ha inviato una nota all’attenzione del consigliere Franco Alfieri, del direttore generale Filippo Diasco e della dirigente Daniela Lombardo, per chiedere una proroga della scadenza dei termini fissati al 31 ottobre 2017.
“La Coldiretti – scrive Loffreda – è convinta che la progettazione debba essere di qualità, anche in relazione all’elevato tasso di partecipazione finanziaria. Una proroga è necessaria al fine di consentire che i progetti in corso di redazione possano essere completati disponendo del tempo necessario per svolgere tutti gli approfondimenti utili. Si tenga conto a riguardo che formalmente il bando di questa misura, pur essendo stato pubblicato il 9 agosto, non si è di fatto potuto attivare per la ridotta funzionalità della strumentazione di supporto (business plan e sistema informatico). Soltanto da qualche giorno questa strumentazione può dirsi a regime. Le scadenze dei termini dei bandi precedenti si sono tutte concentrate nel periodo delle ferie estive ed hanno comportato più di una difficoltà ai tecnici impegnati nella progettazione. Pertanto chiediamo una proroga consistente dei termini di scadenza del bando della tipologia 4.1.1 e che il nuovo termine per la presentazione delle domande di sostegno non ricada nell’ambito delle festività di Natale ed ad inizio del nuovo anno”.
La misura 4.1.1 ha l’obiettivo di rimuovere gli elementi di debolezza nella strutturazione delle aziende agricole incentivando investimenti produttivi tali da cogliere le opportunità già presenti nell’agricoltura per migliorare le condizioni di redditività e la competitività sia in termini di aumento delle quote di mercato sia favorendo la diversificazione produttiva. Beneficiari sono gli agricoltori, in forma singola o associata.
 
GROSSETO, LATTE E PRODOTTI LATTIERO CASEARI CON ETICHETTA MADE IN ITALY
Dopo la lunga battaglia sulla trasparenza portata avanti da Coldiretti scatta definitivamente l’obbligo di indicare obbligatoriamente in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come Made in Italy i prodotti ottenuti degli allevamenti stranieri. E’ infatti scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore dal decreto Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n.1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Da oggi è quindi obbligatoria l’indicazione di origine del latte o di quello usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari; obbligo che si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di piu’ Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.
“Con lo storico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari – ha detto Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto – si pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta”.
Un risultato che arriva a seguito delle numerose battaglie portate avanti da Coldiretti. “Nei mesi scorsi abbiamo denunciato una crisi senza precedenti che ha provocando la strage delle stalle italiane e maremmane ma anche la concorrenza sleale ed i danni all’immagine dei 35 formaggi tipicamente toscani”. Ha dichiarato Marco Bruni, presidente di Coldiretti Grosseto. “Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado – continua Bruni- in pericolo c’è un patrimonio culturale, ambientale ed economico del Paese che con questo provvedimento andiamo a tutelare”.
 
AREZZO, AUMENTA DI 7 VOLTE IL PREZZO DAL CAMPO ALLA TAVOLA
 
La spesa non premia gli agricoltori, per ogni euro corrisposto dai consumatori per l’acquisto di alimenti infatti, meno di 15 centesimi in media vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale che assorbe la parte preponderante del valore. Lo ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione del G7 agricolo di Bergamo in riferimento alla Giornata Mondiale dell’alimentazione della Fao.
“Per garantire la sostenibilità della produzione agricola è necessaria – spiega il Presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo Tulio Marcelli – un’equa distribuzione del valore mentre il prezzo degli alimenti aumenta quasi sette volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera, che danneggiano agricoltori e consumatori”.
La situazione secondo una analisi della Coldiretti – varia da prodotto a prodotto con le situazioni peggiori che si registrano per i trasformati con il grano tenero nei campi pagato meno di 20 centesimi al chilo che arriva a 2,80 euro al chilo del pane sullo scaffale con un aumento di quasi 15 volte.
“I prezzi bassi all’origine per i produttori – prosegue il Presidente Marcelli – sono un vero danno per le aziende e non consentono all’agricoltura di sopravvivere, con la chiusura delle imprese, destrutturano il sistema che non è più in grado di riprendersi anche in condizioni positive”.
E mentre nei campi gli agricoltori sono arrivati allo stremo, nel carrello della spesa si fa sentire l’effetto siccità con il rincaro dei prezzi dei vegetali freschi del 6,1% rispetto ad agosto e del 4,8% nel confronto con l’anno precedente rispetto al quale aumenta anche la frutta fresca del 2,9% con il calo dei raccolti causato dal gran caldo e dalla mancanza di pioggia.
“La situazione resta difficile – afferma il Direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi – nei campi dove spesso le quotazioni non coprono i costi di produzione per effetto delle distorsioni lungo la filiera e gli imprenditori agricoli sono oramai esasperati perché si vedono sfumare sotto gli occhi il lavoro di un intero anno che non viene in alcun modo retribuito come dovrebbe”.
Gli agricoltori stanno vivendo oggi, un’ingiustizia da sanare, un furto di valore aggiunto che, senza alcun beneficio per i consumatori, vede sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione.
“Gli imprenditori agricoli per pagarsi un caffè al bar – dichiara il Direttore Rossi – dovrebbero mettere sul bancone 5 chili di grano o 1,5 chili di mele o una dozzina di uova. Noi siamo impegnati a favore delle imprese agricole senza risparmio – conclude Rossi – ed è necessario che le produzioni vengano valorizzate per quello che valgono così come il lavoro delle imprese oramai esasperate da questa situazione”.
 
LIGURIA, EMERGENZA SMOG: ARRIVA IL “BONUS VERDE” PER TERRAZZI E GIARDINI PRIVATI
 
Il 2017 sta entrando a pieno titolo nella classifica degli anni più caldi e siccitosi della storia italiana. Le precipitazioni sono state nettamente inferiori rispetto alla media in tutti i mesi dell’anno, raggiungendo in questo autunno del tutto anomalo il -79% di piogge cadute a livello nazionale, con una punta di -92% al Nord (analisi Coldiretti basata su dati Ucea).
E mentre nelle campagne continua a preoccupare la siccità con coltivazioni ridotte allo stremo, le invasioni di insetti e raccolti anticipati per la maggioranza dei prodotti, in città a causa dell’alta pressione, si aggrava l’emergenza smog, con l’innalzamento delle polveri sottili oltre i limiti consentiti.
Misure restrittive per controllare il traffico e la speranza nell’arrivo delle piogge sono dei palliativi che non possono garantire una soluzione a lungo termine in una situazione come questa, dove ormai è manifesto il cambio climatico che sta subendo l’Italia.
L’unico modo per far fronte a questa vera e propria emergenza è cercare di favorire, soprattutto nelle grandi città, la diffusione del verde pubblico e privato.
Le piante concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi, dal momento che un albero adulto è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e quindi si può stimare che, in un anno, con un ettaro di alberi, si eliminano circa 20 chili di smog. Inoltre una pianta adulta traspira fino a 450 litri di acqua al giorno e questo, insieme all’ombreggiamento, favorisce l’abbassamento della temperatura dell’area circostante.
Al momento nella maggior parte delle città italiane il verde è ridotto al minimo, circondato un’urbanizzazione sempre più soffocante: ogni abitante dispone, nelle città capoluogo di soli 31,1 metri quadrati di verde urbano. È per questo che Coldiretti ha proposto ed ha visto accolta in manovra la richiesta “Bonus Verde”, con detrazioni del 36% per la cura del verde privato, come terrazzi e giardini, anche condominiali. Introdurre misure di defiscalizzazione degli interventi su giardini e aree verdi, con un meccanismo simile a quello delle ristrutturazioni edili, potrà favorire la diffusione di parchi e giardini in città, in modo da poter combattere gli alti livelli di inquinamento raggiunti.
“Anche le città liguri, in testa alle quali troviamo Genova, non dispongono di aree dedicate al verde pubblico, con carenza di quei piccoli polmoni cittadini che garantiscano un mantenimento delle polveri sottili sotto i livelli critici. – afferma Enzo Pagliano, Direttore Regionale di Coldiretti Liguria – Il verde urbano non deve essere visto solo come una scelta estetica per abbellire un quartiere, ma come una scelta strategica per migliorare la qualità della vita, pensando al benessere e alla salute di tutti. Piante e fiori sono la prima barriera di cui disponiamo per combattere lo smog, e per questo si deve cercare di favorirne e garantirne in tutti i modi la presenza”.
 
RAVENNA, ALLARME SICCITA’: PIOGGIA ASSENTE E INQUINAMENTO ALLE STELLE
 
Precipitazioni assenti, stato idrologico dei fiumi sotto il livello di guardia e allarme smog alle stelle anche nel Ravennate. La perdurante siccità sul Nord Italia, con le temperature d’ottobre che in provincia, è solo l’ultima anomalia del clima pazzo che, tra gelate tardive, nubifragi, grandine e siccità, ha segnato tutto il 2017. Il risultato di un settembre-ottobre caratterizzato dall’assenza quasi totale di precipitazioni è riscontrabile nell’inquinamento delle città, ma anche dallo stato dei fiumi con Santerno, Senio e Lamone che, dall’ultima rilevazione effettuata ieri da Arpae, mostrano un deflusso minimo vitale sotto il livello di guardia.
La mancanza di precipitazioni si è fatta sentire, in particolare, sulle raccolte dei prodotti autunnali, dai funghi ai tartufi le cui quotazioni sono salite alle stelle fino a 450 euro all’etto. Ma con il caldo resistono anche le zanzare che continuano ancora a pungere e si moltiplicano anche gli insetti dannosi per le piante con una vera invasione della “cimice marmorata asiatica”, originaria dalla Cina, che sta banchettando tra i raccolti di frutteti e orti.
Se in campagna colpisce la siccità, l’alta pressione in città – con temperature superiori anche di 5 grandi rispetto alle medie stagionali – aggrava l’emergenza smog provocata dal traffico con l’innalzamento del livello di polvere sottili oltre i limiti. Il report di settembre sulla qualità dell’aria stilato da Arpae su tutto il territorio provinciale evidenzia, per il PM10, un numero di superamenti mensili della soglia limite quasi doppio rispetto allo stesso periodo 2016, ben 24 quelli registrati dalla stazione della Rocca Brancaleone contro i 13 del settembre 2016, mentre alla stazione Zalamella se ne registrano 26 contro i 13 dell’anno scorso.
Se si considera che i superamenti consentiti dovrebbero essere non più di 35 in un anno e dato che il trend di ottobre è il medesimo, se non peggiore, di quello di settembre, appare evidente come sia indispensabile, di fronte all’evidente cambiamento del clima in atto, finirla di rincorrere le emergenze ed intervenire in modo strutturale favorendo nelle città la diffusione del verde pubblico e privato capace di catturare lo smog. Le piante – sottolinea Coldiretti Ravenna – concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi ma in Italia ogni abitante dispone nelle città capoluogo di appena 31,1 metri quadrati di verde urbano.
Per questo sono alquanto importanti le misure di defiscalizzazione degli interventi su giardini e terrazzi, anche condominiali, previsti nella manovra presentata dal Governo che introduce un bonus verde del 36%. Una pianta adulta – conclude la Coldiretti – è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili con un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.
 
GROSSETO, OBESITY DAY: SUCCESSO DELL’INIZIATIVA ORGANIZZATA IL 10 OTTOBRE
 
La dieta mediterranea e i prodotti a “km zero” protagonisti dell’edizione 2017 dell’Obesity day, la giornata organizzata dal 2001, il 10 ottobre di ogni anno, dall’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione clinica – ADI Onlus. L’obiettivo di questa campagna nazionale è quello sensibilizzare l’opinione pubblica sull’obesità, far conoscere l’attività dei servizi che si occupano di questo problema nelle Aziende sanitarie. Il tema – e lo slogan – che l’ADI ha scelto per il 2017 è stato “Salute in-forma: dieta mediterranea regionale” per recuperare e far conoscere gli stili alimentari delle regioni italiane, nonché diffondere il concetto di “mediterraneità”, ovvero la via mediterranea per un’alimentazione sana e sostenibile.
In questa occasione, i professionisti dell’ambulatorio di “Obesità e nutrizione clinica” dell’ospedale di Grosseto, il 10 ottobre, hanno allestito una postazione informativa, con la presenza della responsabile dell’ambulatorio, la dottoressa Valentina Culicchi, medico nutrizionista e referente ADI per Grosseto, la dottoressa Valeria Franci, dietista, al mercato di “Campagna amica” della Coldiretti, a Grosseto.
Grazie alla collaborazione dei soci e del direttore di Coldiretti, Andrea Renna, è stato allestito un tavolo con i prodotti della dieta mediterranea: verdura, frutta, formaggio, olio, miele, pasta confezionata con grani antichi, uova. Allo stand si sono fermati i clienti del mercato, ai quali è stato consegnato materiale informativo fornito dall’ADI, e molte altre persone che avevano saputo dell’iniziativa dai media. In particolare sono state chieste informazioni relative alla corretta alimentazione e ai servizi che in ospedale si occupano di obesità e nutrizione clinica.
 
MASSA CARRARA, LATTE: CON OBBLIGO ETICHETTA PIU’ TUTELA PER STALLE LUNIGIANE
 
Stop agli inganni a tavola anche per burro, formaggi, yogurt ed altri derivati del latte. Scatta definitivamente l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come Made in Italy i derivati ottenuti da latte di allevamenti stranieri. Coldiretti garantisce alle famiglie un’altra importantissima vittoria sul fronte della trasparenza dei prodotti alimentari tutelando le aziende zootecniche specializzate nella produzione di latte, che negli ultimi dieci anni sono dimezzate, dalla concorrenza sleale e dall’invasione straniera di latte e cagliate di dubbia provenienza.
Con lo storico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari – spiega Maurizio Fantini, Direttore Coldiretti Massa Carrara – si pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta. L’etichetta obbligatoria è una forma di protezione per i consumatori e per le indifese aziende zootecniche che hanno pagato il prezzo più alto a causa dell’invasione di prodotti lattiero caseari spacciati come italiani quando il latte era invece proveniente da altri paesi.
Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado – continua Fantini – in pericolo c’è un patrimonio culturale, ambientale ed economico del Paese che con questo provvedimento andiamo a tutelare”.
Ma come sarà indicata l’origine del latte? Prima di tutto l’indicazione è obbligatoria sia per il latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale. L’etichetta mette ben in evidenza il “paese di mungitura” (nome del Paese nel quale è stato munto il latte) e il “Paese di confezionamento e trasformazione” (nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato). Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte” (nome del Paese).
Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.
 
CUNEO, MANOVRA: CONTRO LO SMOG ARRIVA IL BONUS 36% PER GIARDINI
 
Per combattere lo smog e abbellire le città, arriva un impegno concreto del Governo con le prime misure restrittive della circolazione per il livello di polveri sottili e il cosiddetto “bonus verde” con detrazioni del 36% per la sistemazione di aree scoperte di pertinenza delle unità immobiliari private di qualsiasi genere: dai terrazzi ai giardini, anche condominiali.
La nuova misura, sollecitata da Coldiretti e inserita nella legge di bilancio, è importante per favorire la diffusione di parchi e giardini in città capaci di catturare le polveri e di ridurre il livello di inquinamento.
Una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili, un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno. Sicuramente in provincia di Cuneo siamo più fortunati rispetto alle grandi città, dove il verde urbano rappresenta appena il 2,7% del territorio dei capoluoghi di provincia (oltre 567 milioni di metri quadrati) sulla base dell’ultimo rilevamento Istat con appena 31,1 metri quadrati di verde urbano per abitante. Le metropoli poi hanno una disponibilità ancora minore, dai 15,9 metri quadrati di verde urbano per abitante a Roma ai 17,2 di Milano fino ai 21 di Torino.
“Finalmente si utilizza la leva fiscale per riconoscere i benefici che derivano alla collettività dalla cura e dagli investimenti privati nel verde, ma si tratta anche – precisano Delia Revelli, presidente e Tino Arosio, direttore di Coldiretti Cuneo – di un considerevole sostegno al settore”.
Con un valore della produzione attorno ai 2,5 miliardi di euro, quello florovivaistico è uno dei comparti di punta dell’economia agricola: contribuisce con 753,6 milioni di euro di esportazioni ed ha un saldo attivo negli scambi pari a circa 230 milioni di euro nel 2016.
Le imprese florovivaistiche italiane, impegnate nella coltivazione di oltre 2.000 specie vegetali, sono 27.000, con oltre 100.000 occupati: in provincia di Cuneo sono circa 200 e danno lavoro ad un migliaio di persone. Una voce importante, anche per l’economia locale, a cui questo provvedimento dà ulteriore valore.
 
Appuntamenti
 
PADOVA, CENTINAIA DI SENIOR COLDIRETTI A VO’ VECCHIO CON IL VESCOVO CLAUDIO
Giovedì 19 ottobre
 
Il Vescovo di Padova mons. Claudio Cipolla incontrerà centinaia di agricoltori “senior” alla giornata provinciale del pensionato, l’appuntamento annuale proposto da Coldiretti giovedì 19 ottobre a Vo’. In questa occasione la celebrazione, nella chiesa di Vo’ Vecchio, sarà presieduta dal Vescovo di Padova che ha accolto l’invito di Coldiretti Federpensionati Padova, l’associazione guidata da Resio Veronese, con oltre 14 mila iscritti fra gli agricoltori pensionati padovani. “Ringrazio a nome di tutti il nostro Vescovo per aver accettato di essere con noi in questa giornata di condivisione e di incontro. E’ un appuntamento al quale teniamo molto, che ci fa anche riflettere sul nostro ruolo attivo sia nell’agricoltura che nella società”.
La giornata si apre alle 10 con l’arrivo a Vo’ Vecchio dei pensionati Coldiretti da ogni parte della provincia. Alle 11, durante la messa celebrata nella chiesa della frazione dal Vescovo di Padova insieme al consigliere ecclesiastico di Coldiretti don Galdino Canova ci sarà spazio per alcune riflessioni sul ruolo del pensionato nella famiglia e nell’attività agricola. “Molti di noi agricoltori “senior”, come ci chiamano oggi – prosegue Veronese – sono ben consapevoli del ruolo attivo che ricoprono sia nelle aziende di famiglia che in ambito sociale. Non godiamo certo di generose pensioni nonostante i decenni di lavoro nei campi eppure continuiamo a dare il nostro contributo e rappresentiamo anche una indispensabile forma di “welfare” nelle nostre campagne. Federpensionati Coldiretti in questi anni si è spesa attivamente per migliorare le condizioni degli agricoltori pensionati e ha creato una rete di opportunità con la “carta vantaggi”, la speciale card che permette di ottenere sconti e agevolazioni in numerosi servizi e attività commerciali”.
 
UMBRIA: INAUGURAZIONE UFFICIO ZONA COLDIRETTI “MEDIA VALLE DEL TEVERE”
Giovedì 19 ottobre
 
Inaugurazione giovedì 19 ottobre alle ore 16,30 per l’Ufficio Zona Coldiretti “Media Valle del Tevere”, situato a Pantalla di Todi in via Tiberina 175. Nell’ufficio – informa Coldiretti – la cittadinanza e gli imprenditori agricoli del territorio, possono usufruire del CAF per l’assistenza fiscale e del CAA per quella tecnica, con il Patronato Epaca, che si occupa invece delle pratiche in campo sociale e previdenziale.
Con la moderna e funzionale struttura – afferma Coldiretti – si intende rafforzare la presenza sul territorio a servizio dei soci ma anche di tutti i cittadini, con una sede di lavoro sempre più proiettata verso le esigenze degli imprenditori, ma anche luogo d’incontro, discussione e riflessione.
In un momento importante per l’intero settore agricolo – sottolinea Coldiretti – l’obiettivo è quello di voler guardare al futuro rimanendo vicini sia alla vita economica delle imprese agricole che a quella di tanti cittadini che quotidianamente si rivolgono alle sedi territoriali Coldiretti, trovandovi professionalità e disponibilità.
Una scelta “strategica” – conclude Coldiretti – che intende favorire anche gli incontri con la base associativa, raccogliendo le richieste ed i suggerimenti del territorio e garantendo allo stesso tempo un costante impegno nei rapporti con le Amministrazioni locali. Gli orari dell’ufficio: dal lunedì al venerdì, dalle ore 08.00 alle 13.15, con il martedì e il giovedì aperto anche dalle 15.00 alle 18.00. All’inaugurazione interverranno, oltre ai rappresentanti provinciali e regionali Coldiretti, anche quelli delle istituzioni locali. A seguire, prevista una degustazione di prodotti tipici del territorio.
 
VENETO: VITICOLTURA SOSTENIBILE, CONVEGNO COLDIRETTI SULLA SVOLTA BIO
Giovedì 19 ottobre
  
La svolta biologica in viticoltura è ormai una realtà anche in Veneto. Lo conferma Coldiretti sulla base dei dati Sinab in riferimento alle previsioni vendemmiali di quest’anno: al crollo generale della produzione di vino in Italia tiene soprattutto quello biologico grazie all’aumento esplosivo del 23,8% delle vigne “al naturale” nel 2016. Con oltre 103mila ettari coltivati l’ltalia – sottolinea la Coldiretti – conquista la leadership mondiale per incidenza delle vigne bio sul totale per effetto di una crescita vertiginosa spinta dall’aumento straordinario della domanda con le vendite interne che sono state pari a 275 milioni di euro (+34%) e le esportazioni che hanno raggiunto i 192 milioni di euro (+ 40%) nel 2016, secondo Nomisma.
Si tratta – sostiene la Coldiretti – di un altro capitolo della decisa svolta qualitativa che ha permesso al Bel Paese di cogliere le nuove opportunità che vengono dal mercato e di conquistare i vertici mondiali. Con 80mila ettari vocati a vigne il Veneto se ne aggiudica 4mila per la produzione di vino biologico pari al 29% della superficie agricola ormai convertita alla coltivazioni alternative. C’è spazio dunque per una viticoltura sostenibile che risponda alle esigenze dei consumatori, che combini le richieste commerciali, che orienti i produttori ad investire ancora di più sulla bellezza del paesaggio, sulla tutela dell’ambiente e la valorizzazione dei territori.
Se per effetto delle condizioni climatiche anomale quest’anno, complessivamente, la vendemmia potrebbe essere al minimo storico nazionale degli ultimi 50 anni, vola la domanda del vino Made in Italy nel mondo che per effetto di un aumento del 6% in valore nei primi cinque mesi dell’anno fa registrare il record storico rispetto allo scorso anno quanto erano stati raggiunti su base annuale i 5,6 miliardi di euro.
La vendemmia del 2017, che per effetto del caldo e della siccità si classifica anche – sottolinea la consulta vitivinicola di Coldiretti Veneto riunitasi recentemente per valutare le prospettive enologiche del Nord Est – come la più precoce dell’ultimo decennio con un anticipo di circa dieci giorni rispetto allo scorso anno, è dunque in forte calo per il bizzarro andamento climatico con un inverno asciutto e più mite, un precoce germogliamento della vite che ha favorito danni da gelate tardive, ma anche siccità persistente e episodi localizzati di grandinate.
Di nuove tendenze, di programmazione ed equilibri naturali se ne parlerà al convegno organizzato da Coldiretti giovedì 19 ottobre 2017 alle ore 9.00 in Villa dei Vescovi a Torreglia in provincia di Padova. Sono stati invitati imprenditori agricoli, responsabili dei consorzi di tutela, referenti delle cantine, professori universitari, nonché politici regionali. Interverranno quali relatori: Vasco Boatto Professore di Economia dell’Università di Padova, Agostino Brunelli Docente del Dipartimento Scienze Agraria Ateneo di Bologna e il Dr. Raffaele Testolin fondatore dell’Istituto di Genomica Applicata di Udine. Saranno loro i protagonisti della prima parte scientifica del seminario, a seguire Stefano Masini Responsabile Ambiente e Territorio di Coldiretti coordinerà il dibattito tra Armando Branchini esperto di Economia Simbolica della Bocconi, Rossella Muroni Presidente di Legambiente, Albino Armani Presidente del Consorzio vini Delle Venezie, Samuele Trestini docente di Estimo Rurale ed Ettore Nicoletto AD della Cantina Santa Margherita vini. Saranno presenti inoltre, Pietro Piccioni e Martino Cerantola, rispettivamente direttore e presidente di Coldiretti Veneto per un saluto iniziale e Giuseppe Pan Assessore all’agricoltura per le conclusioni.
 
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