COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 11 ottobre 2017

12 Ottobre 2017
News La Forza del Territorio del 11 ottobre 2017
Primo piano
 
 
VENETO
UN PATTO PER IL COMMERCIO ELETTRONICO LEGALE
“Considerare le soluzioni più moderne per affrontare il commercio delle tipicità prodotte è una delle sfide delle nuove generazioni. Per questo Coldiretti ha introdotto nel sistema organizzativo la figura dell’Agriweb Advisor ovvero un consulente da affiancare agli imprenditori agricoli nella creazione di piattaforme web per incentivare la promozione digitale anche in campagna”.
 
Lo ha spiegato oggi il direttore regionale Pietro Piccioni in occasione della presentazione dello stato di avanzamento del progetto sostenuto da Google e Ministero del Lavoro che ha facilitato i giovani agricoltori nell’approccio più social del lavoro dei campi. Dall’audacia e fantasia dei neo contadini – ha commentato Ugo Mattia coordinatore dell’attività – si stanno sviluppando progettualità singole o di rete come pacchetti turistici, ordini on line, consegne porta a porta, che gestiti nell’ordinaria amministrazione della vendita diretta costituiscono un’integrazione al reddito oltre che un veicolo di fidelizzazione con i consumatori digital friends”.
Il mondo di internet però, nonostante le buone intenzioni di ogni avventore, può riservare anche qualche spiacevole sorpresa. Per non essere sprovveduti in questo nuovo percorso, Coldiretti ha promosso un accordo con lo studio BM&A di Treviso che assisterà i clienti in caso di rischi connessi alle operazioni di compravendita, controversie, irregolarità e altro.
“Quello che le aziende agricole venete e nazionali devono saper fare per affrontare senza pericolo le potenzialità dell’ e-commerce – ha affermato Antonella Lillo, avvocato dello Studio BM&A a capo di una task force di dieci professionisti specializzati a 360° sui temi dell’economia digitale  – è prevenire il rischio legale digitale, ponendo attenzione a criteri base come il rispetto della normativa sulla privacy e ricordandosi sempre che, oltre alle pesanti ammende e condanne dell’autorità garante del mercato,  sul web si corre anche un grande rischio reputazionale dai potenziali effetti devastanti sull’immagine di una azienda,  soprattutto in questo settore della nostra economia.
Se il caso emblematico della vendita di lattine di “falso prosecco” su un famosissimo marketplace – ha detto Lillo – ha evidenziato quanto non ci sia più spazio sul web per le pratiche commerciali scorrette e quanto sia salito il livello di guardia a tutela delle nostre DOP e IGP, è anche chiaro a tutti che ormai l’e-commerce non è terreno per aziende “irresponsabili” e non preparate alla gestione delle dinamiche sempre più complesse di questo mercato”.
Colorito l’intervento di Gianni Gaggiani Fondatore Grow the Planet H-Farm che ha elencato una serie di epic fail. Episodi tra il drammatico e l’assurdo abbinati a storie di scivoloni comunicativi di grandi marchi che nel tentativo di accreditarsi al pubblico sono scivolati su bucce di banana ottenendo l’effetto contrario. Gli slogan provocatori, oppure le immagini dei luoghi costruite, le fake news, la scarsa conoscenza di facebook e imstagram hanno scatenato spesso reazioni distorte e controproducenti.
In chiusura, Alex Vantini delegato regionale di Giovani Impresa, nonché utilizzatore di sistemi informatici per il recapito della spesa giornaliera, ha invitato tutti al massimo rigore perché il mercato non perdona. “Non bisogna dar nulla per scontato – ha concluso Vantini – la responsabilità di essere produttori ce lo impone: anche se navigando possiamo perdere la bussola, la nostra fedeltà ai principi e valori etici deve essere il punto di arrivo di ogni scelta. Correttezza e lealtà sono le condizioni indispensabili per qualunque contratto, virtuale o formale che sia”.
 
 
Dal territorio
 
REGGIO EMILIA, ATTENZIONE AL CETA: ALTRO CASO DI PARMESAN SEQUESTRATO
 
È apprezzabile la tempestiva azione di denuncia e sequestro di due prodotti denominati Parmesan individuati alla fiera di Anuga di Colonia in Germania, denominazione non generica ma evocativa del nome «Parmigiano Reggiano» che non può essere utilizzata per altri formaggi. “Ottima e tempestiva operazione quella del Consorzio di tutala – commentano Vitangelo Tizzano e Assuero Zampini, vertici di Coldiretti Reggio Emilia – resa possibile dalla sentenza del 2008 della Corte di Giustizia delle Comunità Europee che vieta l’uso di denominazioni evocative negli Stati membri della Ue. La nostra preoccupazione corre subito al Ceta, il trattato di libero scambio tra il Canada e l’Unione Europea – continuano dalla Coldiretti reggiana – che autorizzerebbe all’estero l’utilizzo della traduzione inglese Parmesan del Parmigiano Reggiano, per formaggi che non hanno nulla a che fare con la specialità Made in Italy più venduta nel mondo”.
Un precedente disastroso a livello internazionale – sottolinea Coldiretti Reggio Emilia – per i migliaia di allevatori ed i caseifici impegnati nella produzione di Parmigiano Reggiano che ha proprio nelle imitazioni il concorrente più forte all’estero. Senza variazioni il trattato con il Canada danneggerà irrimediabilmente la produzione locale a favore delle copie canadesi.
“Quasi il 31% degli italiani ritiene che i casi di frode e contraffazione alimentare dovrebbero essere puniti con l’arresto – commentano Tizzano e Zampini i dati dell’Indagine Coldiretti/Ixe’ sulla base dei dati divulgati dal Censis sul mercato del falso in Italia che vale 6,9 miliardi dei quali 1 miliardo di euro negli alimentari, pari al 14,8%”. Inutile precisare che al danno economico si aggiunge quello di immagine con la presenza sul mercato di prodotti di imitazione che non hanno le stesse caratteristiche qualitative di quelli originali e in alcuni casi anche rischiosi per la salute”.
“Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto – conclude la Coldiretti – confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare che vanno perseguiti con un sistema punitivo più adeguato come opportunamente previsto dalla proposta di riforma delle norme a tutela dei prodotti alimentari, presentata al Ministro della Giustizia Andrea Orlando dalla Commissione per l’elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare presieduta da Giancarlo Caselli”.
 
MARCHE, CRESCONO LE GIOVANI IMPRESE AGRICOLE: +5% NEL 2017
 
Nelle Marche cresce del 5% il numero di imprese agricole ed alimentari condotte da giovani under 35 che vedono nel cibo nuove e interessanti prospettive di futuro dai campi alla tavola. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Unioncamere relativi ai primi sei mesi del 2017 che evidenziano la forte attrattività del settore per le nuove generazioni. I giovani, sottolinea la Coldiretti, prima e meglio di altri, hanno capito che il territorio per crescere deve puntare su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina.
E intanto la schiera di aspiranti imprenditori sembra destinata a crescere. Secondo un’analisi Coldiretti su dati dell’Ufficio Scolastico regionale delle Marche, gli iscritti all’attuale anno scolastico per gli istituti agrari sono aumentati del 21 per cento nel confronto con il 2016. L’Italia è leader in Europa nel numero di giovani in agricoltura hanno di fatto rivoluzionato il lavoro in campagna dove il 70 per cento delle imprese under 35 che opera in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Il risultato è che, conclude la Coldiretti, le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più.
 
LUCCA, LUPO: DECINE DI ALLEVATORI ANCORA IN ATTESA RISARCIMENTO IN GARFAGNANA
 
Decine di allevatori ancora in attesa del risarcimento per i danni subiti da lupi e predatori. Monta la protesta, anche in provincia di Lucca dove gli allevatori che avevano fatto richiesta di risarcimenti non hanno ancora ricevuto l’indennizzo. I danni si riferiscono non solo all’uccisione di ovini, caprini, bovini, bufali, suini ed equini ma anche alla perdita di produzione come latte e carne conseguente alla predazione. Non cenna a placarsi l’emergenza nei boschi e nelle campagne locali dove i blitz dei lupi sono ormai all’ordine del giorno. Secondo Coldiretti gli attacchi sono raddoppiati negli ultimi anni facendo schizzare il livello di terrore a codice rosso. Parzialmente inefficaci le misure di prevenzione. Da un monitoraggio effettuato dal centro interuniversitario studi faunistici, sono stati censiti in Toscana 108 gruppi riproduttivi, dei quali 22 con soggetti ibridi. A questi devono essere aggiunti gli individui erratici, per un totale di circa 500/550 esemplari.
La presenza del lupo rappresenta un elemento fondamentale di valorizzazione della biodiversità a condizione che sia circoscritta in habitat idonei ed in un numero di soggetti adeguato, diversamente rappresenta un elemento di disequilibrio ambientale. In diverse aree della Toscana si ravvisa una situazione di emergenza legata anche alla presenza di individui ibridi e di cani inselvatichiti che rischiano, altresì, di compromettere la caratterizzazione genetica del lupo stesso.
I casi di predazione si registrano in particolare in Garfagnana. A riportare il tema al centro del dibattito è Coldiretti preoccupata per i ritardi. “Gli allevatori sono stanchi ed esasperati. – spiega Maurizio Fantini, Direttore Coldiretti Lucca – Non passa giorno che un nostro associato si presenti nei nostri uffici per denunciare la presenza di lupi ed ibridi ed attacchi ai greggi. Siamo arrivati ad un punto che più della metà dei casi non vengono nemmeno denunciati tanto è lo scoraggiamento”.
Spinti dalla fame, i lupi si spingono anche nei borghi e nei centri abitati, così come i cinghiali, l’altra grande emergenza con cui sono costretti a vivere gli agricoltori. Coldiretti, facendosi carico di questo generale stato di disagio, ha preso nuovamente carta e penna ed ha scritto una dettagliata nota a Marco Remaschi Assessore all’agricoltura della Regione Toscana. “Sono trascorsi ormai 8 mesi da quando le aziende hanno presentato richiesta di risarcimento sull’ultimo bando regionale e, a tutt’oggi, non sono state completate le liquidazione. Ogni azienda si è vista strappare dal gregge una media di 5 capi. A volte sono stati anche di più. Va considerato che una parte di tali domande è riferita ad attacchi subiti nei primi mesi del 2016. Sappiamo inoltre – continua Fantini – che i danni effettivamente subiti dagli allevatori sono ben superiori ai valori accertati, in quanto le lungaggini delle procedure risarcitorie scoraggiano i potenziali richiedenti”.
E’ bene ricordare che da gennaio 2014 a novembre 2016, a fronte di un danno subito dalle aziende, richiesto ed accertato, di oltre 2,2 milioni di euro a livello regionali, gli indennizzi erogati ammontano a circa 1,4 milioni di euro. Le molte iniziative intraprese non hanno dato per adesso nessun risultato tangibile. L’adozione del piano Lupo Italia è tuttora bloccata, nonostante la posizione della Regione Toscana di cui Coldiretti dà atto; come non sembra aver prodotto alcun effetto l’iniziativa intrapresa dalla Giunta Regionale, con la propria delibera n.42 del gennaio, per superare il regime “de minimis”, a cui è sottoposto il sistema di indennizzo dei danni. “Tutti questi elementi stanno determinando un clima di grave sfiducia fra gli allevatori – denuncia ancora Fantini – che si sentono profondamente penalizzati da un atteggiamento vessatorio delle istituzioni, fortemente condizionate da ambientalismo ed animalismo che, invece di garantire la preservazione della specie “lupo”, tendono a renderne insostenibile la coesistenza con chi attraverso sforzi enormi presidia e tutela il territorio, con costi ben superiori ai benefici. La misura è colma – conclude Fantini – e se non arriveranno risposte rapide e concrete dovremo alzare il livello di mobilitazione”.
 
PUGLIA, CAPORALATO: ESTENDERE LEGGE ALL’IMPORT, TUTELARE IL LAVORO OVUNQUE
 
Dalle conserve di pomodoro cinesi all’ortofrutta sudamericana a quella africana in vendita nei supermercati italiani fino ai fiori del Kenya, quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall’estero – denuncia Coldiretti Puglia –  non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – vigenti nel nostro Paese.
“La preoccupazione delle imprese pugliesi – sottolinea il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele –  è che per una qualsiasi lieve omissione commessa, prima punita con una sanzione amministrativa anche di poche decine di euro, domani ci si possa trovare a rispondere di un grave reato penale davanti ad un Giudice, imputati e trattati alla stessa stregua del più becero caporale, rischiando sia la galera che la confisca dell’azienda”.
Secondo il Rapporto di Eurispes e dell’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura di Coldiretti, presieduto da Giancarlo Caselli e composto da circa 60 magistrati tra cui, Motta, Baldanza, Di Marzio, Giambrotta, la norma contro il caporalato, in fase di applicazione, dovrà contenere un elemento centrale  capace di distinguere inequivocabilmente chi oggi lavora e produce in condizioni di legalità da chi opera in condizioni di sfruttamento e di illegalità del lavoro, promovendo il valore dei primi e reprimendo duramente l’operato dei secondi. La natura delle doglianze del mondo imprenditoriale – secondo il Rapporto – è, quindi, legata esclusivamente alle modalità con le quali verrà data applicazione alla norma, e non certamente alla sua finalità, che non solo sono pienamente condivise, ma di cui se ne sentiva obiettivamente anche la necessità.
I prodotti dell’agricoltura italiana passano nelle mani dei lavoratori stranieri che rappresentano circa il 25 per cento del numero complessivo di giornate di occupazione del settore e rappresentano quindi una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo. Con 340mila stranieri assunti regolarmente in agricoltura interi distretti produttivi di eccellenza del Made in Italy – sottolinea la Coldiretti – possono sopravvivere solo grazie al lavoro degli immigrati. Una grande risorsa dell’agricoltura pugliese che – conclude la Coldiretti – va valorizzata e difesa da inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale.
Da sottolineare, poi, che la filiera agroalimentare, dalla produzione agricola al commercio all’ingrosso fino ad arrivare alla distribuzione organizzata, non è quasi mai governata – aggiunge Coldiretti Puglia – da leggi che contrastino efficacemente l’abuso di potere economico da parte di alcune componenti della filiera rispetto ad altre più deboli.
“Pertanto, le imprese agricole, che storicamente sono l’anello debole della filiera agroalimentare, sono sottoposte alla forza soverchiante della grande distribuzione e dell’agroindustria – aggiunge il Presidente Cantele – non riescono a raggiungere un prezzo equo dei prodotti agricoli che tenga conto del costo di tutti i fattori della produzione – e di questi un fattore determinante è il lavoro – devono assistere impotenti al comportamento di soggetti che approfittano della disponibilità di manodopera a basso costo sul mercato interno ed internazionale e, per di più, devono affrontare il “caporalato bianco” della competizione tra prodotti italiani e stranieri, agevolati questi ultimi da forme di “dumping sociale e sanitario” che consente loro di ottenere il miglior prezzo possibile sul mercato.
Senza dimenticare che “sfruttamento” nei confronti degli imprenditori agroalimentari è avvalersi – conclude Coldiretti Puglia – impunemente del cosiddetto “italian sounding”, comportamento molto subdolo e difficile da individuare che priva i nostri produttori agricoli di miliardi di euro e l’intero settore di milioni di posti di lavoro regolare.
 
PARMA, PREZZO DEL LATTE AD USO INDUSTRIALE: NUOVO PROTOCOLLO E’ VANTAGGIOSO
 
E’ stato determinato il prezzo del latte ad uso industriale per il secondo quadrimestre 2016 stabilito in 56,848 euro il quintale ed approvato il nuovo protocollo d’intesa. Per i soli soci Coldiretti sono previsti 65 centesimi il quintale in più, per un prezzo che sarà di 57,50 euro il quintale. “Ci siamo assunti la responsabilità  di firmare il nuovo protocollo d’intesa per la determinazione del prezzo del latte industriale – afferma il Presidente di Coldiretti Parma Luca Cotti – perchè crediamo che  rappresenti  un accordo storico per la tutela del comparto e introduca  importanti novità di grande interesse,  in quanto oltre al miglioramento di alcuni  parametri oggettivi legati al degrado formaggio, che servono per la determinazione del prezzo e che già di per sè comportano un aumento di circa 70 centesimi al quintale,  per la prima volta in provincia di Parma viene inserita nell’ accordo  una tabella per la  valorizzazione del latte a qualità.
Un risultato quest’ultimo di particolare rilievo – sottolinea Cotti – in quanto questa tabella premierà per la prima volta le aziende che si impegnano per migliorare la qualità del loro prodotto.
Dopo oltre un anno di intense trattative- prosegue Cotti – si correva il grave rischio di non avere un prezzo del latte a riferimento già a partire dall’annata 2017, cosa questa che, soprattutto in una provincia come Parma, avrebbe creato un grave danno alle aziende agricole e ai caseifici privati.
Questi- conclude Cotti – sono in sintesi gli elementi e le motivazioni che responsabilmente ci hanno portato alla firma dell’accordo.
 
TOSCANA, E’ FESTA PER I 20 ANNI DELL’OLIO EXTRAVERGINE IGP TOSCANO
 
In occasione della tanto attesa “Anteprima”, che anticipa alcuni dati della campagna e della produzione, il Consorzio per la tutela dell’Olio Extra Vergine d’Oliva Toscano IGP dà il via ai festeggiamenti per il ventesimo anniversario. Una grande vittoria, dunque, per quello che è il primo Consorzio ad aver creduto nelle potenzialità della denominazione IGP.“In questi vent’anni abbiamo acquisito autorevolezza e una grande consapevolezza rispetto a quelli che un tempo erano visti, dai più, solo come progetti ambiziosi.
Abbiamo raccolto allora una scommessa sulla quale credevano in pochi ma che ora risulta un modello vincente di aggregazione e di garanzia.
Quando siamo partiti il Consorzio era considerato come il parente povero delle DOP” dichiara il Presidente del Consorzio per la Tutela dell’Olio Toscano IGP, Fabrizio Filippi “Oggi la IGP è la denominazione più ricercata anche all’estero. Negli ultimi anni, grazie al nostro esempio, si sono costituiti altri Consorzi IGP in Sicilia, Calabria, Marche e sta per arrivare la Puglia. La Toscana ha rappresentato un grande esempio per aprire la strada alla denominazione IGP. Abbiamo dimostrato di garantire non solo la qualità e la costante tutela del consumatore finale, in modo sempre più rigoroso, ma anche di portare una risposta rispetto alla sostenibilità economica” e conclude “Il Consorzio ha ottenuto numeri importanti creando un sistema di certificazione blindato e diffuso su un territorio molto più ampio e dovrebbe essere preso ad esempio portando l’agroalimentare di qualità a diventare una delle leve della ripresa dell’economia toscana”.
“Quest’anno – dice Tulio Marcelli, olivicoltore aretino e presidente di Coldiretti Toscana – sulle nostre piante non c’è traccia di mosca e altri parassiti, ma la mancanza di pioggia e la calura primaverile con le impennate di temperatura, con le piante in piena fioritura, hanno ridotto la presenza dei frutti. Secondo le nostre stime dovremmo essere intorno ad un -40%”. Numeri che pesano come macigni sulle circa 50.000 aziende agricole toscane che producono olio su una superficie complessiva che supera i 90.000 ettari. Il peso del settore sul Pil agricolo è importante con oltre 120milioni di euro. Secondo recenti studi (Banca CR Firenze – Intesa San Paolo) il valore della produzione di olio esportato dalla Toscana si aggira intorno ai 600milioni di euro. “Un dato che dice come il brand “toscana” richiami l’interesse di grandi gruppi industriali – continua Marcelli – a produrre olio nella nostra regione con olio che viene da altri territori. Per questo sono fondamentali le Dop e le IGP, come quella dell’extravergine toscano, che legano il prodotto al territorio d’origine”.
“Per fortuna circa il 25-30% dell’olio prodotto in Toscana è venduto come olio a denominazione di origine. Infatti la nostra regione – dice Antonio De Concilio, direttore Coldiretti – vanta ben 5 denominazioni riconosciute che sono oltre al Toscano IGP il Chianti Classico DOP, Lucca DOP, Seggiano DOP e Terre di Siena DOP. A fare la parte del leone è proprio il Toscano IGP, che vanta un primato nazionale e la leadership regionale per i quantitativi certificati. Al consorzio della denominazione “Toscano” aderiscono oltre 11.000 olivicoltori e 300 frantoi. Sei milioni e mezzo sono le piante iscritte, 35 mila i quintali di olio prodotto destinato soprattutto all’export. L’olio Toscano IGP da solo – conclude De Concilio – rappresenta oltre il 30% della produzione di olio extravergine italiano che viene messo in commercio con la certificazione di origine. Una garanzia per imprese e cittadini che vogliono scegliere di privilegiare le produzioni made in”.
 
PIEMONTE, BENE VIA LIBERA BANDI PER PROMOZIONE VINI PIEMONTESI IN PAESI EXTRA UE
 
Via libera ai bandi per progetti regionali e interregionali di promozione dei vini piemontesi a denominazione d’origine nei paesi extra Unione europea. “Bene la delibera approvata dalla Giunta regionale, su proposta dell’Assessore Giorgio Ferrero – spiegano Delia Revelli presidente Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – così ora è arrivato il via libera alle risorse che ammontano a 10,4 milioni di euro per il 2017/2018. Un risultato che arriva in seguito alle nostre richieste di dare sostegno anche alle piccole-medie imprese vitivinicole che veicolano l’eccellenza del Made in Piemonte all’estero.
Il vino piemontese, infatti, grazie ai suoi alti standard qualitativi, è molto richiesto oltre i confini nazionali: in particolare il mercato statunitense ne assorbe il 35% e le esportazioni negli USA hanno raggiunto i 200 milioni di euro. In questo modo ora potranno aprirsi anche le porte del mondo asiatico ed in generale i nostri vini potranno imporsi su mercati difficili ma allo stesso tempo molto importanti economicamente. Un sostegno, dunque, a quelle imprese che vogliono uscire dai confini ed incrementare la penetrazione in altri mercati”.  
 
VENEZIA, COLDIRETTI IN ASSEMBLEA: DISCUSSE MOTIVAZIONI E RAGIONI REFERENDUM
 
In occasione dell’assemblea dei dirigenti di Coldiretti Venezia che si è svolta ieri sera nella sede provinciale e regionale dell’associazione in Via Torino 180 a Mestre, è intervenuto il vicepresidente Gianluca Forcolin. In merito all’appuntamento elettorale del 22 ottobre una forza sociale come Coldiretti ha ritenuto interessante infatti, l’opportunità di comunicare alla base le motivazioni e le ragioni del referendum per dare a tutti la possibilità di scegliere in assoluta consapevolezza.
Nell’introduzione ai lavori da parte del presidente Iacopo Giraldo e direttore Giovanni Pasquali è stato tracciato un quadro dove il primario a livello regionale con i suoi numeri e le performances, rivela tutto il suo potenziale, dove anche la provincia di Venezia trova la sua dimensione: stiamo parlando di 5,5 miliardi di euro di PLV e prima regione per export di vino. L’occasione di incontrare il Vicepresidente è risultata importante anche per rilevare alcune tematiche legate all’agricoltura in cui si richiede massima attenzione agli amministratori Regionali : ci riferiamo ad esempio alla creazione di un biodistretto e accordi di filiera per garantire sempre di più il consumatore, valorizzando sia il territorio che il reddito aziendale considerando che In Veneto gli agricoltori bio sono circa 2mila, coltivano 15mila ettari di superficie regionale ma sono sempre più in aumento le conversioni aziendali;  si chiede una maggiore attenzione al settore bieticolo in difficoltà con un integrazione del finanziamento già messo a disposizione da parte dell’assessorato all’agricoltura ma non ancora sufficiente per rilanciare questo settore;  importante la previsione di fondi da destinare ai consorzi di bonifica per le opere di prevenzione territoriali e non ultima la richiesta di mettere a sistema un pdl a sostegno dei confidi,  interessanti per gli agricoltori in particolare per i giovani che rimangono in agricoltura;  altra questione invece legata al riconoscimento dei danni climatici nell’ambito agricolo dovuti a casi  devastanti come quest’estate nella zona del Cavallino: è necessario prevedere delle risorse che vengano messe a disposizione delle aziende che in un istante si vedono mettere in ginocchio la loro attività.
Se da una parte le richieste di attenzione sono state numerose, dall’altra non è mancato il plauso per una politica regionale attenta e visto che Coldiretti riconosce il valore di chi “ci mette la faccia” – non si può infatti non considerare l’impegno di una Regione che ha deliberato lo StopCeta e il NoOgm insieme ai 312 Comuni in Veneto, compresi più della metà dei comuni in provincia di Venezia che hanno compiuto la stessa scelta.
Va riconosciuto anche l’impegno della Regione a tendere al consumo zero del suolo e si appresta ad affrontare con una visione moderna il problema della gestione della risorsa idrica.  Questioni di certa importanza per gli agricoltori ma che incidono sul benessere e la gestione oculata del territorio quindi a beneficio dell’intera popolazione.
 
ABRUZZO, CAMPAGNA OLIVICOLA: OLIO DIMEZZATO MA DI ECCELLENTE QUALITA’
 
E’ scattata anche in Abruzzo la raccolta delle olive per la campagna 2017 ma, a fronte di un qualità eccellente, le campagne abruzzesi rischiano di perdere il 50 per cento della produzione di olio. Lo dice Coldiretti Abruzzo che traccia una prima stima della raccolta dell’olivo che sta iniziando in questi giorni ma che, a causa delle gelate primaverili e della siccità estiva, sarà caratterizzata da un notevole decremento della produzione.
Rispetto alle previsioni di un mese fa, le piogge autunnali sembrano aver leggermente migliorato la situazione, ma il raccolto sarà comunque notevolmente ridotto, pur se leggermente sopra i livelli del 2016.  Il calo si deve principalmente alla siccità e al crollo delle precipitazioni nei mesi da giugno ad agosto: in Abruzzo la stragrande maggioranza degli ettari coltivati non è dotata infatti di impianti di irrigazione, per cui il caldo e la mancanza di pioggia hanno causato la caduta prematura delle olive e impedito la crescita dei frutti. Va comunque detto che la situazione varia considerevolmente da provincia a provincia e da zona a zona. In via generale, la diminuzione è stimata intorno al 50% rispetto alla media annuale (con una situazione con areali caratterizzato da produzione normale e altri con produzione molto bassa) con una produzione di circa 7mila tonnellate di olio (contro i 14.700 circa del 2015): un duro colpo soprattutto se si pensa che già lo scorso anno (2016) si era avuta una importante perdita quantitativa dovuta alle altalenanti condizioni meteorologiche.
Secondo Coldiretti la perdita di produzione avrà una forte ripercussione in termini economici riportando l’attenzione sull’importanza di un comparto che, in Abruzzo, conta oltre 5 milioni di piante (circa un milione sono state spazzate vie dalla neve combinate alle scosse del sisma lo scorso gennaio) su circa 46mila ettari che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata, un totale di circa 60mila aziende di cui 15mila che coltivano prevalentemente olivo, oltre 350 frantoi e tre Dop presenti nelle province di Chieti (colline Teatine), Pescara (Aprutino Pescarese) e Teramo (Pretuziano delle colline teramane). Numeri importanti che fanno i conti con una realtà aziendale variegata, che oscilla da una minoranza di imprese specializzate alle aziende a conduzione familiare fino ad arrivare ai numerosissimi “agricoltori della domenica” che si limitano a raccogliere i frutti della terra senza investimenti o lavorazioni del caso (il 75% delle aziende in Abruzzo è di piccole dimensioni).
“Una annata decisamente negativa per produzione, che si aggiunge alla pessima campagna del 2016 – dice Giulio Federici, Direttore Coldiretti Abruzzo – fortunatamente però la qualità è stata salvaguardata e l’olio avrà parametri qualitativi eccellenti anche perché, se da una parte la siccità ha compromesso la produzione, dall’altra ha determinato il mancato attacco dei parassiti più importanti tra cui sicuramente la mosca olearia influenzando positivamente le qualità organolettiche”. Qualità preservata e garantita quindi. Ma Coldiretti avverte: attenzione a cosa compriamo. “La diminuzione di prodotto abruzzese, e in genere italiano, di certo provocherà l’aumento della presenza sul mercato di prodotti di provenienza estera anche perchè quest’anno mancano anche le scorte di prodotto “vecchio”. In tal senso, le precauzioni da prendere prima di “scegliere un olio” sono almeno tre: 1) guardare con più attenzione le etichette; 2) acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, che hanno qualità garantita e standard certificati; 3) acquistare direttamente dai produttori organizzati in tutta la filiera che specificano in etichetta “olio extravergine” e “100% italiano”.
 
VENETO, CALANO INCIDENTI MORTALI IN AGRICOLTURA GRAZIE A IMPEGNO AZIENDE
 
L’agricoltura è su scala nazionale l’unico settore produttivo in controtendenza con un calo del 4,8% degli infortuni anche se, in generale, si verifica un aumento dell’1,3% dovuto all’incremento dell’Industria e servizi. Lo afferma la Coldiretti nel commentare i dati Inail che registrano in Italia nel primi otto mesi del 2017 421.969 denunce per infortunio, ovvero 5.229 in più rispetto allo stesso periodo del 2016.
Il report Regione-Inail riferito al Veneto registra una progressiva contrazione degli incidenti mortali sui luoghi di lavoro: dai 53 del 2014 ai 52 dell’anno seguente, ai 46 del 2016, fino ai 37 dell’anno in corso (dato aggiornato al 14 settembre). Negli ultimi quattro anni le province dove si sono registrati il maggior numero di incidenti mortali sono Vicenza (44), Verona e Treviso (31), seguite da Venezia (26) e Padova (23). Anche in agricoltura l’andamento è al ribasso: dalle 22 vittime del 2014 alle 14 dei primi nove mesi di quest’anno (erano 26 nel 2015 e 17 nel 2016). La prima causa di morte è il ribaltamento del trattore (31), seguita da schiacciamento o incastro in macchine agricole (15) e dalla caduta di tronchi (7).
“Il trend registrato conferma l’importante lavoro di ammodernamento delle imprese agricole fatto in questi anni – ammette Claudio Valente, presidente di Coldiretti Verona – per rendere il lavoro in agricoltura tecnologicamente più avanzato, ma anche più sicuro. Molto resta tuttavia ancora da fare e per questo è necessario continuare con decisione sulla strada intrapresa con interventi per la semplificazione, la trasparenza, l’innovazione tecnologica e la formazione, che sappiano accompagnare le imprese nello sforzo di prevenzione in atto”. “Il tema della sicurezza sul lavoro – evidenzia Giuseppe Ruffini, direttore di Coldiretti Verona – è diventato negli anni fulcro di interesse e di attenzione in agricoltura al fine di prevenire incidenti spesso gravi o mortali. Per questo è necessario lavorare per attivare un’evoluzione dell’approccio alla sicurezza sul lavoro, che non deve essere percepita solo come norma cogente ma come una cultura al servizio della persona e delle aziende per prevenire gli infortuni, garantire la salute dei lavoratori e migliorare la qualità del lavoro stesso. Per tali ragioni, e per rispondere alle esigenze degli associati, Coldiretti Verona ha messo in campo una programmazione continua di corsi obbligatori in materia di sicurezza su tutto il territorio”.
 
PIEMONTE, SEDE DI PRODUZIONE DEGLI ALIMENTI IN ETICHETTA: VINCE LA TRACCIABILITA’
 
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, via libera alla reintroduzione dell’indicazione obbligatoria in etichetta della sede di produzione o, se diversa, di confezionamento degli alimenti preimballati, destinati al consumatore finale o alle collettività. “Un importante risultato sulla strada della tracciabilità e della trasparenza che la nostra Organizzazione percorre da sempre a favore dei consumatori e a garanzia della salute dei cittadini – evidenziano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. In questa maniera, oltre a garantire una corretta e completa informazione, si risale in modo immediato ad una serie di dati, utili anche a chi svolge azione di controllo sugli alimenti. Dal 2014 era scomparso l’obbligo di indicare in etichetta lo stabilimento di produzione, ma la consultazione fatta in Italia nel 2015 aveva subito dimostrato come i consumatori non fossero d’accordo.
Le nostre battaglie stanno portando, quindi, a risultati tangibili ed importanti come l’ottenimento dell’etichettatura per il latte Uht e i suoi derivati, la pasta ed il riso: stop, dunque, agli inganni e ai falsi Made in Italy. Occorre ora estendere la norma – concludono Revelli e Rivarossa – alle altre produzioni simbolo dell’Italia come i succhi di frutta e il concentrato di pomodoro le cui importazioni dalla Cina sono aumentate del 43% nel 2016 ed hanno raggiunto circa 100 milioni di chili, pari a circa il 20 per cento della produzione nazionale”.
 
EMILIA ROMAGNA, SCATTA LA RACCOLTA DELLE CASTAGNE CON 50% IN MENO
 
Castagne e marroni al minimo storico in Emilia Romagna dove a causa della siccità ci sarà una produzione in calo del 50 per cento rispetto alla già bassa produzione del 2016. Lo comunica Coldiretti Emilia Romagna ricordando che in questi giorni ha preso il via la campagna di raccolta 2017.
Dopo essersi rialzata con successo dall’attacco del Cipinide galligeno del castagno, l’insetto killer proveniente dalla Cina che ha colpito i castagneti su tutto il territorio regionale a partire dal 2008 – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – la castanicoltura da frutto della nostra regione è stata messa in ginocchio dal caldo e dalla siccità di questa estate.
Il calo produttivo varia da zona a zona: in alcune aree come la Romagna è stato contenuto grazie alle piogge dei primi giorni di settembre, mentre dove non c’è stato il ristoro della pioggia il raccolto è in calo anche del 70 per cento. A soffrire di più sono state le piante delle aree in maggiore pendenza e maggiore altitudine dove i castagni hanno perso in larga parte anche le foglie, si sono salvate invece le piante in aree a minore pendenza e nelle parti più riparate dove la maggiore umidità ha consentito una produzione minore alla media, ma comunque di qualità.
Con i suoi 2.822 ettari di castagneto da frutto – ricorda Coldiretti regionale – l’Emilia Romagna è la sesta regione in Italia per estensione dei castagneti, il 35 per cento dei quali situati in provincia di Bologna dove si raccolgono il Marrone Igp di Castel Del Rio e il Marrone Biondo dell’Appennino bolognese, molto ricercati dai consumatori per fare le tradizionali caldarroste, ma anche per realizzare dolci tipici. Soprattutto in un anno di scarsa produzione c’è il rischio di ritrovarsi sul fuco castagne estere, per cui è bene – raccomanda Coldiretti regionale – assicurarsi della provenienza del prodotto e scegliere quello nazionale.
Il castagno infatti – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – riveste un ruolo importante in molte aree collinari e montane della nostra regione in particolare e del Paese in generale, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico. La bellezza dei boschi, con castagni spesso centenari, rende fruibili tali luoghi anche per scopi turistici e di svago. L’habitat risulta inoltre fondamentale per la selvaggina, per la produzione del caratteristico miele e per la raccolta dei funghi e dei piccoli frutti.
 
SALERNO, NICOLA PALMA PRESIDENTE DELLA SEZIONE COLDIRETTI DI CAPACCIO
 
Nicola Palma, imprenditore agricolo, titolare di un’azienda specializzata nella produzione di erbe aromatiche, è stato riconfermato presidente della sezione Coldiretti di Capaccio (SA). Sono stati eletti consiglieri Pasqualino Colangelo, Francesco D’Angelo, Roberto Ciuccio, Nicola Palmieri, Riccardo D’Alessio, Stella Compagnone e Giuseppe Torre, Mauro Giuseppe e Beniamino Pierri. Continuano, dunque, le assemblee sezionali di Coldiretti Salerno che porteranno di qui a pochi mesi al rinnovo dei vertici dell’organizzazione. “Capaccio è un territorio strategico per l’economia provinciale – conferma il presidente Palma – le nostre aziende agricole stanno dando un grande segnale al territorio, attraverso una fase di profonda trasformazione e rinnovamento. Molti giovani stanno investendo nei comparti di quarta gamma e della filiera bufalina e molti altri stanno raccogliendo sempre nuove sfide sul fronte dell’innovazione e della qualità. Come Coldiretti – conclude Palma – abbiamo il dovere di accompagnare questa crescita. Il settore rappresenta un importante asset occupazionale che può rappresentare un motore per il rilancio del sistema economico territoriale”.
 
GROSSETO, NUOVO ATTACCO DI LUPI PER IL GREGGE DI FABIO TOCCACELI
 
“Dopo quello di dieci giorni fa un nuovo attacco si è registrato stanotte da parte dei predatori al gregge di Fabio Toccaceli di Manciano”. Così Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto e Marco Bruni, presidente di Coldiretti Grosseto commentano il danno subito nuovamente dall’azienda dell’allevatore di Manciano e aggiungono: “Oltre ad esprimere solidarietà a questa azienda gravemente colpita, continuiamo con il supporto della sede regionale a seguire l’annosa questione come è giusto sia per dare risposte agli allevatori che chiedono solo di poter lavorare in modo tranquillo, ma non è possibile continuare a registrare attacchi e perdite di reddito in un momento già complicato per l’agricoltura locale. Tutti questi elementi stanno determinando un clima di grave sfiducia fra gli allevatori che si sentono profondamente penalizzati da un atteggiamento vessatorio delle istituzioni a tutti i livelli, fortemente condizionate da ambientalismo ed animalismo che, invece di garantire la preservazione della specie “lupo”, tendono a renderne insostenibile la coesistenza con chi attraverso sforzi enormi presidia e tutela il territorio, con costi ben superiori ai benefici. La misura è colma e se non arriveranno risposte rapide e concrete dovremo alzare il livello di mobilitazione”.
 
 
Appuntamenti
 
LOMBARDIA: G7, IL CIBO NON E’ UNA MERCE, SOVRANITA’ ALIMENTARE E LIBERO MERCATO
Da venerdì 13 a domenica 15 ottobre
 
Il valore del cibo nei negoziati commerciali e nelle politiche agricole regionali, il ruolo dell’agricoltura per l’alimentazione, l’ambiente e la sicurezza alimentare sono al centro dell’incontro che precede l’inizio dei lavori ministeriali del G7 agricolo a Bergamo venerdì 13 ottobre alle ore 15,30 a Bergamo nel Centro congressi Giovanni XXIII sala Oggioni. All’incontro intervengono Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo, Ettore Prandini, Presidente Coldiretti Lombardia, Fabrizio De Filippis Docente universitario esperto di politica agroalimentare, Stefano Barrese, Responsabile divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, Paolo De Castro Primo Vice Presidente Commissione Agricoltura e sviluppo rurale Parlamento Europeo, Maurizio Martina, Ministro Politiche agricole, alimentari e forestali, Phil Hogan, Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Roberto Moncalvo, Presidente Coldiretti.
Dal 13 al 15 ottobre un centinaio di agricoltori locali aderenti a Campagna Amica daranno vita a un grande farmers market nel cuore della città di Bergamo, zona Sentierone, che sarà inaugurato alle ore 10,00 di venerdì 13 ottobre. Ci saranno anche gli agricoltori delle zone danneggiate dal sisma che proporranno le esclusive specialità della rinascita.
 
VICENZA: A CALDOGNO UN CONVEGNO PER RISCOPRIRE IL VALORE DEI CEREALI MINORI
Sabato 14 ottobre
 
“Tra grano e cielo, la riscoperta dei cereali minori” è il tema del convegno organizzato dalla Coldiretti di Vicenza, il prossimo sabato 14 ottobre, a partire dalle ore 10, a Villa Caldogno in Via Zanella n. 4 a Caldogno. In occasione dell’incontro, che vedrà protagonisti i Giovani di Coldiretti, alla presenza della delegata provinciale Alessia Fanni e del delegato della Sezione di Caldogno Roberto Comberlato, si parlerà di esperienze concrete di biodiversità, quali opportunità concrete di nascita e sviluppo delle imprese agricole, in piena integrazione con un territorio che chiede sempre più prodotti di qualità.
A confrontarsi sul tema “Prodotti di qualità in territori di qualità” saranno Cesare Bellò di Coldiretti Veneto – Apo Veneto ortofrutta e Nicola Tormen della World biodiversity association Onlus. Spazio alla ricerca ed alle esperienze concrete con Marta Morini dell’Istituto di genetica e sperimentazione agraria “N. Strampelli” di Lonigo, che presenterà La banca del germoplasma ed il pignoletto d’oro di Rettorgole e Michela Carolaro, imprenditrice agricola ed agriturista al Palazzetto Ardi di Gambellara, che proporrà la propria esperienza concreta di biodiversità dalla terra alla tavola. Alle 12 avrà luogo l’inaugurazione della curiosa ed interessante mostra “I semi antichi”.
 
CUNEO: ALLA FIERA DEL MARRONE 1200 BAMBINI VANNO A SCUOLA… DI CAMPAGNA!
Da venerdì 13 a domenica 15 ottobre
 
Si parla molto di cibi sani e genuini, ma i più giovani conoscono la loro origine e i percorsi che li conducono dalla terra alla tavola? Non sempre. Per questa ragione, Coldiretti dedicherà ai bambini i laboratori didattici in programma a Cuneo questo weekend, in occasione della Fiera nazionale del Marrone.
Le Fattorie didattiche del progetto Educazione alla Campagna Amica di Coldiretti, nel padiglione in piazza Virginio, porteranno la campagna in città, con tanto divertimento e conoscenza per i più piccoli, che avranno modo di avvicinarsi alle attività che quotidianamente si svolgono in un’azienda agricola e sperimenteranno come vengono trasformati i prodotti che troviamo ogni giorno sulle nostre tavole.
Con i laboratori di quest’anno i bambini scopriranno come nasce il pane, come si produce il miele, come funziona la filiera del latte e la produzione del formaggio, e infine l’orto e la semina. Sono migliaia i bambini delle scolaresche cuneesi e le famiglie attesi durante la tre giorni di laboratori, da venerdì 13 a domenica 15 ottobre.
“Le Fattorie didattiche che parteciperanno alla Fiera del Marrone – spiegano Delia Revelli e Tino Arosio, rispettivamente Presidente e Direttore di Coldiretti Cuneo – sono parte di Educazione alla Campagna Amica Coldiretti, un progetto unico nel suo genere che propone attività, percorsi di sensibilizzazione ed esperienze a tu per tu con chi vive ogni giorno il mestiere dell’agricoltura, per far conoscere ai cittadini e consumatori di domani l’origine dei prodotti, la sana alimentazione, e per far maturare in loro il rispetto per l’ambiente e il territorio”.
 
ROVIGO: SPORT E CIBO SANO AL MERCATO COPERTO DI CAMPAGNA AMICA 
Venerdì 13 ottobre
 
Merenda in trasferta al mercato contadino. I giovani sportivi della A.S.D. Baseball & Sofball Club Rovigo potranno ricaricare le energie prima dell’allenamento venerdì 13 ottobre all’interno del mercato coperto di Campagna Amica in Tassina in via Vittorio Veneto 87/A, che ogni venerdì dalle 15.00 alle 19.00 è aperto ai consumatori con prodotti freschi e di stagione. “Grazie al mercato coperto possiamo realizzare attività rivolte ad adulti e bambini, legate ai temi dell’alimentazione, dell’agricoltura e più in generale, del consumo.
Mangiare sano è importante, tanto più per i giovani che praticano sport – ha spiegato il direttore provinciale di Coldiretti, Silvio Parizzi – infatti con questa iniziativa portiamo al mercato bambini e ragazzi dai 7 ai 15 anni, a cui proponiamo uno spuntino diverso dalle solite merendine confezionate che spesso consumano”. Un’occasione importante, quindi, per apprezzare i prodotti agricoli, in una cornice come il mercato contadino, dove i consumatori possono confrontarsi direttamente con i produttori, fare domande e toccare con mano quanto li circonda.
“Stiamo lavorando per creare momenti come questo, di scambio, tra il mercato ed i consumatori del presente, ma soprattutto del futuro – ha concluso Parizzi – grazie anche alla vicinanza fisica ai campi sportivi ed alle scuole, il mercato coperto in Tassina rappresenta un vero e proprio punto d’incontro che settimanalmente può portare valore aggiunto al territorio ed all’agricoltura locale”. Tutti i venerdì pomeriggio ed il sabato mattina è possibile trovare al mercato coperto di Campagna Amica numerosi prodotti freschi e di stagione, a partire da frutta e verdura, anche trasformata e biologica, dai formaggi al vino, da miele e polline alle farine e marmellate, da salumi e carne fresca, carne avicola a uova, pane, fiori, piante, riso e birra di riso.
 
NEWS COLDIRETTI – LA FORZA DEL TERRITORIO – 06 4682487 – FAX 06 4871199 – www.coldiretti.it